Teoria della roccaforte
Abbiamo diversi tipi di rapporti con le persone che ci circondano, alcuni sono solo conoscenti, alcuni sono amici di rappresentanza, satelliti, ed alcuni sono gli amici veri. Certo, il rispetto deve essere alla base di ogni rapporto, poi può o meno sbocciare la fiducia che con il tempo trascina con sè l’affetto profondo che lega indissolubilmente. Ognuno ha i propri metri di giudizio per distinguere gli amici di rappresentanza dagli amici veri, e alcuni a dire il vero non se ne preoccupano neanche, solo vivono. E’ però innegabile che quando è il momento del bisogno ci rifugiamo verso le persone che sentiamo più vicine a noi, e che ci fanno sentire più al sicuro, e che quindi valutiamo come "amici veri" magari anche inconsciamente. Queste sono le roccaforti della nostra vita, le pietre miliari inamovibili, quelle persone che quando abbiamo bisogno sappiamo che possiamo contare su di loro, ogni volta, quando siamo depressi, quando ci hanno fatto del male, quando ci sentiamo delle merde, quando ci dobbiamo sfogare e abbiamo bisogno di qualcuno che ci ascolti, loro sono lì, e per tacito assenso sappiamo che anche noi siamo sempre pronti a fare altrettanto. Però, c’è un però. Più poniamo queste persone in alto rispetto agli altri, più ci leghiamo, più diamo fiducia (e più passa il tempo) più ci convinciamo che saranno sempre così, che resteranno sempre lì, come noi le vogliamo, come siamo abituati a vederle, come appunto delle roccaforti. Ma non è così. E’ inevitabile, purtroppo le persone non sono automi e prima o poi le cose cambiano, le mode cambiano, i tempi cambiano, i pensieri cambiano, gli eventi ci cambiano, ed inevitabilmente gli amici ci deludono, ci feriscono, ci fanno soffrire. Purtroppo prima o poi succede. Ed è terribile scoprire che le persone che ci possono fare più male sono proprio quelle a cui teniamo di più. Lo posso dire perchè a me è capitato due volte in passato di vedere cadere le mie 2 roccaforti, una è andata persa per sempre, costruita su terreno di falsità, mentre la seconda fortunatamente è stata ricostruita, dopo due anni ma ancora più solida della precedente. Però fino ad ora il deluso, il ferito, sono stato io. Cosa succede quando siamo noi a deludere? Ecco, me lo chiedevo finchè è toccato a me. Puoi prometterti quanto vuoi di essere una roccaforte stabile e solida per le persone a cui vuoi bene, ma prima o poi, senza che tu lo voglia, cadi, esattamente come cadono le altre intorno a te. E finalmente ho capito cosa vuol dire esserci dentro. E’ un po’ come il raptus assassino che ti risveglia con il crimine già compiuto e con te che guardi il coltello insanguinato tra le tue mani. Il crimine compiuto da te, senza di te. Il senso di sporco, di colpa, di rifiuto della realtà. Che ti resta da fare una volta realizzato? Constatare l’errore, contattare gli addetti ai lavori, discutere a lungo, valutare se il terreno è ancora edificabile, pianificare, pulire, livellare, ed infine ricostruire. Sono i crolli che fanno le torri più alte.
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