L’improperio

Un serio improperio

Cassazione: Dire <<Negro di m….>> non è reato. La Suprema Corte proscioglie definitivamente una donna di Firenze che aveva insultato un collega di colore.
 
Dope aver letto/sentito la notizia succitata, che mi ha riportato alla mente tutta la tristezza del genere umano per la triste comunità di utilizzare del razzismo per offendere, ma anche per i giornali che non aspettano altro che sentenze come questa, o come questa, per creare etichette da sbattere nella pagina della cronaca (e da usare per far credere agli italiani che ciò che non è più vietato è obbligatorio) ho deciso di creare l’angolo più bon ton del blog del moderno disadattato. Non è tutto più bohemien intorno a voi? Non sentite già odore di rose? Bene, dunque oggi spero di fare del bene parlando di un argomento interessante e utile a tutti, e spesso sottovalutato nel momento del bisogno: l’affondo morale, l’ingiura, l’offesa. Quando si deve offendere qualcuno, sia direttamente che confabulando con terzi, bisogna fare molta attenzione ai termini che si utilizzano, poichè prima di tutto se siamo volgari rischiamo di essere giudicati come persone rozze e ignoranti, e secondo, il modo migliore per offendere qualcuno è farlo con il sorriso sulle labbra, specie se direttamente, senza essere svilenti con termini da bovari, che fanno cascare le braccia. Siccome in questo campo sono un pozzo, ho deciso di spolverarvi di conoscenza che, ne sono certo, prima o poi tornerà utile a tutti voi, e tornerete a ringraziarmi.
 
Prima di tutto, donne, smettete di darvi delle "puttane" "mignotte" e "zoccole"  che è poco elegante e molto buzzurro, ed invece usate la finezza stilistica di termini come "femmina di conio", "femmina di partito", "etera", "girella" ecc. Poi c’è il mio preferito che ora vi illustro: provate a mettere "ma guarda quella puttana!" in confronto ad un bel "ma che allegra meretrice!". Non c’è proprio paragone, e sapete di lasciare sempre il segno!
Per essere altrettanto incisivi, ma un pochino più elaborati, di una donna si può dire che "indossa vestiti decisamente zoccolosi" per indicare l’eccessiva facilità di costume, strizzando l’occhio ad un accento giovanile. Oppure una ragazza sovrappeso e non di bella presenza, si può sottolineare con un bel "ma guarda che sbudra!" o "che razza di tracagnotta!" e se oltre che sovrappeso veste anche aderente allora si adatta ad un "ma guarda un po’ che zarra!". Se una ragazza ha esagerato mettendo in mostra il proprio seno invece non c’è bisogno di essere volgari con stupide battute sul seno, ma si può dire "già che c’eri potevi mettere anche i gerani!".
 
Nel campo maschile c’è solo l’imbarazzo della scelta, e di solito ogni "anatema" nel quale ci si lancia conduce elegantemente ad una illazione nel campo della disunzione sessuale, o del suo orientamento (che nel 2006 è ancora usato con l’intesa di offendere) e spesso la mancanza in inventiva conduce ad una fin troppo scontata retorica. Provate a sostituire "ciccione" "grasso" e "obeso" con "manzo" "vitello" e "bue", vedrete quanto colore porterete nella discussione! E se il ragazzo in questione veste eccessivamente vistoso, etichettatelo pure come un "paìno", e se ha una felpa rosa della baci e abbracci chiamatelo pure "lobotomizzato" per la sua originalità nello scegliere i capi. E … se proprio non resistete alla tentazione di usare riferimenti all’orientamento sessuale, almeno usate lo stile, usate termini come "tumiami" "gaio" "invertito" invece dei soliti termini volgari stra-abusati che tutti conoscono.
 
Soprattutto ricordatevi che quando decidete di usare la volgarità abbassate sempre il livello della discussione e della vostra immagine, e quando fate paragoni con lo scopo di offendere ricordatevi che: 1) Le prostitute sono persone sincere, e mettono subito tutto in chiaro, a differenza delle ragazze con le quali di solito le si paragona. 2) Paragonare un’elemento di "massa" ad un "diverso non per scelta" dal mio punto di vista dimostra che l’ignoranza di chi fa il paragone è peggio della diversità del suo oggetto di offesa. 3) Manifestare razzismo a scopo offensivo (c’è un discorso a parte sul manifestare razzismo a scopo di "intrattenimento") limita i rapporti sociali alla stretta cerchia di altre persone razziste, cosa che chude ogni tipo di crescita. Per quanto al razzista questo non interessi.
 

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