In Inghilterra succede pure questo: La BBC ha scoperto che milioni di sterline versate in beneficenza sono state letteralmente "buttate via" su studi per la lotta contro il cancro "errati in partenza".
Tutto apparentemente nato dal fatto che moltissimi scienziati non avrebbero performato i necessari test preliminari per verificare che le cellule sulle quali stavano eseguendo i loro studi fossero effettivamente il tipo di cancro che si voleva testare.
In particolare ha sollevato un polverone il caso del professore Chris Tselepis che ha lavorato per 20 anni in un team internazionale specializzato sul TE7 (una coltura sperimentale di cellula cancerogena) che oggi (ripeto: dopo 20 anni) si é "scoperta" essere del tipo sbagliato. Devono essere soddisfazioni. Ma non solo: moltissimi scienziati hanno ammesso di aver dovuto scartare centinaia di ricerche su cellule cerebrali umane in quanto "contaminate" da cellule di topi e ratti, non fisicamente, ma in quanto le ricerche che vengono pubblicate su riviste scientifiche provengono proprio da cavie di laboratorio e prese per consenso generale come umane, buttando fuori strada i futuri ricercatori. Ed é proprio qui il punto: mi rifiuto di credere che si possa lavorare per 20 anni spendendo soldi per la ricerca senza la consapevolezza di condurre una ricerca sbagliata, e mi rifiuto di credere che un articolo "serio" possa essere pubblicato senza le dovute basi messe in chiaro. Ovviamente come in tutte le cose nobili e meno nobili, la spietatezza dell’interesse umano per il lucro e per la fama non si ferma davanti a niente, perché non solo una semplice operazione di "approvazione per singola cellula" costa 180 sterline (270 euro), ma a differenza di quanto la gente pensa, e quello che questo scandalo a mio parere dimostra, é che per moltissimi ricercatori l’obiettivo principale non é la ricerca, ma proprio la pubblicazione.
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