Ieri, apparentemente, era il mio compleanno (sí, lo so, é una tragedia, e capita pure ogni anno). E’ stato curiosissimo notare quante cose sono cambiate da 365 giorni fa ad oggi: Prima di tutto l’anno scorso ho festeggiato con i miei flatmates, sará perché essendo arrivato da poco non avevo ancora legato nessuna amicizia in particolare, mentre quest’anno posso dire di avere veramente festeggiato con i miei amici, che mi sono cercato e con i quali ho costruito qualcosa che é indipendente dal vedersi in casa ogni giorno volenti o nolenti, qualcosa che é unico e personale, e guardarli e frequentarli e cercare di capirli mi aiuta alle stesso tempo a capire cosa io cerchi dalle persone. Sabato sera ho avuto un’autentica festa di compleanno a casa di alcuni miei amici messicani in cui in particolare uno si é messo a spadellare per farmi gustare alcuni piatti tipici del suo paese (tortillas, tacos, salsa di fagioli per dirne alcuni), mentre ieri mi sono riunito con lo “zoccolo duro” italo-giapponese delle mie amicizie, nella splendida cornice di Canary Wharf per qualche chiacchierata in allegria in un confortevole pub sul fiume, e per il vostro bene evito di menzionarvi i guai con i trasporti londinesi.
Ho scoperto per la prima volta l’aspetto piú intrigante dell’essere tutti immigrati in un paese straniero: come la linea tra gli amici e la famiglia si faccia sottile sottile. Questa veritá mi é stata letteralmente sbattuta in faccia durante un racconto sussurrato tra amici sabato sera, nel quale si riportava la storia di questa povera ragazza piantata completamente in asso dal ragazzo con il quale stava da poco uscendo, dopo aver detto la fatidica frase “magari il weekend prossimo possiamo uscire con i miei amici”. Boom, fine di un rapporto. Alla mia domanda “Perché lui sarebbe sparito?” é seguita la risposta “Ma Matteo, in un paese dove nessuno ha famiglia, gli amici sono la tua famiglia! Dire una frase del genere equivale a chiedere un rapporto serio!”. Posso tradurre in patate?: Ne deduco che quando questi due si trovavano per conto loro non giocavano esattamente a carte. Capisco che la domanda “Non si poteva chiarire prima” non ha molto senso, perché in una cittá dove il 90% dei rapporti amorosi sono quelli da “una botta e via” bisognerebbe chiarire il contrario semmai, peró cribbio, ad un certo punto nemmeno le storie che cominciano con un “adesso che me l’hai data dimmi come ti chiami” credo possano andare molto lontano e la gente questa consapevolezza deve averla.
Detto questo, fatemi approfondire con una parentesi di orrore e raccapriccio fino a che punto gente senza scrupoli puó approfittare di questo aspetto cosí comune dei rapporti interpersonali in questa cittá (un giorno faró un nuovo “occhio alla truffa” su queste cose): Mi hanno raccontato di questo incontro tra una ingenua ragazza ed un fusto d’oltralpe, carinissimo gentilissimo ben vestito e ben curato, lei si sente la cenerentola nella favola, lui la ubriaca per bene, lei sta al gioco, sono entrambe persone molto serie infatti lui la invita in hotel a vedere la sua collezione di farfalle, fanno quello che devono fare e lui le porta anche lo champagne in camera. Adesso arriva il bello. La mattina lei si sveglia come un fringuello in amore e cerca il suo uomo .. e scopre di essere nella vasca da bagno circondata da pezzetti di ghiaccio galleggianti, si vede un taglio cucito a malomodo sul fianco ed accanto a lei un biglietto “Ti abbiamo preso un rene, ti lascio il numero dell’ospedale perché ora hai bisogno di un ricovero, grazie e ciao”. E poi c’é chi dice che con un profilattico in tasca vai al sicuro, questa qua col profilattico in tasca é andata al reparto chirurgia.
Queste sono le cose che impari nel giorno del tuo compleanno: quanto la scelta delle persone che frequenti dipenda solo ed esclusivamente da te, e quanto fidarsi di loro sia di piú grande e piú importante di fidarsi, ad esempio, di un membro della famiglia.
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