Come si chiama l’abilitá del sapersi districare anche dalle situazioni piú difficili? Come si chiama la tranquillitá di saper sorridere anche di fronte alle avversitá sapendo di farcela, di restare calmi quando la situazione sta degenerando, di restare in piedi anche quando improvvisamente viene a mancare un appoggio?
Forse si chiama ottimismo? No, io la chiamo invece “avere la pelle dura”, ed é una dote invidiabile ma che non é innata ma direttamente proporzionale alle esperienze che si sono affrontate nella vita, che l’ottimismo lo lasciano soltanto come riflesso. Talvolta mi fa tenerezza l’ingenuitá della gente che pubblicamente ammira chi dimostra di possedere queste caratteristiche come se fossero una dote scesa dal cielo, ma non si scomodano ad informarsi o forse preferiscono non realizzare che la “pelle dura” ti viene solo se hai preso prima delle bastonate. Dalla vita.
L’ottimista dalla pelle dura lo si puó facilmente scovare indagando sulla sua personale concezione della famiglia.
Voi come considerate la struttura familiare “normale”? Credo che per la maggioranza delle persone una famiglia viene intesa come padre+madre+figlio/i il cui rapporto è di amore reciproco, che non litigano ma al massimo discutono, che in estate vanno in vacanza al mare, che a Natale si scambiano i regali eccetera, insomma quello che tutti noi amiamo riconoscere con il termine “famiglia” ma che, scusatemi il cinismo, alla fine si vede solo nella pubblicità della pasta Barilla.
La verità che invece noto intorno a me é che ogni famiglia tenta disperatamente di mostrarsi aderente al “modello” ma in fondo nasconde sempre feroci storie di litigate colossali, di tradimenti, di botte, di tragedie, di separazioni esplicite o implicite .. questo è già più vicino a quello che io intendo per famiglia vera. Insomma, la famiglia della pasta Barilla non è la normalità, è il caso eccezionale che a tutti piacerebbe aver avuto nella propria vita, o che alternativamente ci si piace illudere gli altri abbiano.
Peró per caritá, se pensate di esser cresciuti in una famiglia perfetta allora noi non abbiamo mai avuto il piacere di conoscerci, o forse non siete disadattati, ad ogni modo nel mio caso particolare tutte le persone piú belle che conosco e con le quali ho fatto i discorsi più belli della mia vita sono letteralmente vite tormentate: persone che con i genitori più che parole ci hanno scambiato coltelli, persone cresciute in regime iperdittatoriale implorando per un ora d’aria, persone cresciute in famiglie già distrutte in partenza, persone che hanno dovuto autosvezzarsi, persone incomprese, persone tristi, persone sole. Queste sono quelle stesse persone che ammiro per avere la pelle dura, perché hanno preso talmente tante bastonate della vita che non conoscono piú né dipendenza né timore, e a questo punto si dispiega maestosamente la mia realizzazione che queste stesse persone sono quelle piú ottimiste di fronte alla vita. Credo infatti che alla fin fine la sostanza dell’ottimismo è proprio riconoscibile nelle conseguenze che il tempo lascia su di noi: chi dalla vita l’ha sempre avuta facile la vita la sa vivere soltanto facile, crolla alle prime difficoltà e forse la vita non se la sa neanche godere.
La differenza tra il lamentarsi di una condizione familiare imperfetta ed il riconoscere che è invece migliore di tante altre coincide esattamente con il sorpassare la linea tra il pessimismo e l’ottimismo. Siamo quello che siamo come risultato delle esperienze che viviamo lungo il corso della nostra vita e che se non avessimo vissuto ci avrebbero lasciato persone semplici, vuote, o semplicemente ignoranti di quando avevamo. Tutti vogliamo provare tutte le cose che la vita ci può dare, ma nessuno vuole provare le cose brutte: vorremmo tutti saltare le sofferenze, i pianti, e goderci invece il profumo dei fiori ed il calore del sole, ma se ci fermiamo a realizzare che sono proprio i pianti a rendere il significato di una risata ancora più profondo, alla fine non esiste motivo di essere pessimisti, dobbiamo soltanto ringraziare le cose belle perchè sono belle, ed anche le cose brutte perchè ci fanno apprezzare maggiormente quelle belle.
Chi é stato bastonato dalla vita, chi ha la pelle dura, lo sa che la sostanza dell’ottimismo sta proprio qua, nel venire investiti da tragedie e riuscire a vedere la luce in fondo al tunnel giá in partenza, riuscire a scorgere momenti felici con una memorabile lezione imparata ed infilata in tasca mentre ancora si sta sguazzando con lo sterco alla gola, vivere la vita come un libro che si scrive giornalmente a quattro mani delle quali soltanto 2 sono nostre, vivendo senza paure, rimorsi, né rimpianti covati contro nessuno. La pelle vellutata se la tengano le modelle.
ho letto per puro caso il tuo post perché dieci giorni fa stavo a Londra. MBEH sono una di quelle che ha la pelle dura. Le mie esperienze hanno fatto dire a parecchia gente “perchè non ti fai benedire?” traduzione “Cazzo che sfiga!” Da dodici anni convivo con l’esperienza più dura che possa capitare ad una madre. Ma ho sposato una bambagia e mi sono ritrovata in casa la suocera (tipo tua landlady) cui interessa l’ordine nei cassetti e la cena pronta per il pupo (il suo).
Il mio augusto consorte è crollato e si è talmente ingozzato di cibo che il materasso a molle dove dorme da solo è praticamente diventato una sogliola.
Posso aggiungere una cosetta: le brutte esperienze non solo ti fanno avere la pelle dura ma ti rendono LIBERA o LIBERO. Non hai più paura perché conosci te stesso, quanto vali e quello che puoi fare. Perché siccome la mamma del peggio è sempre incinta ti godi fino in fondo il momento bello, perché ormai nulla e nessuno possono ricattarti, perché non hai remore a dire quello che pensi oppure semplicemente diventi capace di dire NO.
Oppure a fare cose pazze, cioé pazze per gli altri. Sai che in Hyde Park è possibile fare passseggiate a cavallo? Ci ho portato mio figlio. Che ha un piccolo particolare: è stato rovinato da un ospedale italiano e ha danni cerebrali con allegata sedia a rotelle.
A Londra ha cavalcato, in Italia no. Quando avrò acquistato casa a Londra verrai a cena da me?
Caro Oby,
in effetti la domanda è “il bicchiere è mezzo pieno o è mezzo vuoto?”… a seconda delle esperienze si dà una risposta diversa. La famiglia della Barilla mi fa paura, forse perché credo proprio sia aliena! A casa mia a colazione litigano per chi ha mangiato più biscotti e merendine… qualcuno rischia sempre di rimanere senza. I genitori alla fine sono persone, e con la pelle che si indurisce, mi rendo conto che anche loro hanno la pelle indurita… anche il cuore può avere una superficie dura?
La loro pelle dura spesso si scontra col mio desiderio che la mia si ispessisca con i miei errori e le mie tragedie personali, loro vorrebbero che le evitassi o forse pensano che non sarei in grado di sostenere i miei fallimenti… o forse vorrebbero evitarmene di altri… beh allora dovrebbero uccidermi perché mi sa, che la pelle continuerà ad indurirsi e a questo punto non credo sia una cosa negativa. Haug Pelle Dura!
Ho dovuto riflettere parecchio su questo tuo post. Mi piacerebbe poter credere senza riserve al celebre proverbio “Quello che non ti uccide ti rende più forte”, ma chissà?
Certamente, come credo tutti qui, ho assistito a casi penosi di persone cresciute nella bambagia che alle prime difficoltà sono crollate miserevolmente.
Paradossalmente, anzi, ho visto persone prive di qualsivoglia problema cadere preda della depressione.
Ma credo che ognuno abbia il suo limite, alla fin fine: se non si supera quello le difficoltà possono effettivamente irrobustire, magari anche maturare, rendere meno superficiali.
Mi auguro in definitiva che ci aiutino a diventare un poco più saggi…
Guarda che inizia ancora x L… che io sappia non è ancora morta! 😛
RdM: E lo capisco ..
Giuy: ah ah no non ti preoccupare quella frase appare a tutti, e puoi mettere anche un indirizzo falso, é quello che faccio io di solito sugli altri blog ed é lo stesso motivo per cui l’ho scritto sul mio 😀
Signor Ponza: La consapevolezza che ti possa capitare di fa sicuramente onore.
Laura: Ed infatti ti conosco e credo che hai la pellaccia dura..basta vedere quanto sei diversa da qualcuna che conoscevamo che iniziava per L
liliana: é vero, a volte te ne convinci quando incontri qualcuno che ha avuto la vita infinitamente peggiore della tua. in quel momento ridere delle tue disgrazie, o il semplice conviverci, diventa piú facile.
blossom: l’aspetto del mettere al mondo figli come riscatto é una cosa che avevo notato anche io, ne avevo parlato in qualche post anni fa, mi fa piacere che la anche tu hai notato questa cosa. Sicuramente é ammirevole chi sa volare basso e godersi la vita anche senza aver pagato grossi “pegni”.
random/tytania: come dice franca, forse non é cosí automatico :S
Franca: effettivamente potrebbe non essere un processo automatico che chi ha preso bastonate diventa ottimista, dal mio lato so soltanto che le persone piú ottimiste che ho conosciuto ne hanno prese tante..cioé potrebbe non essere un processo bilaterale, ci vorrebbe un’indagine statistica :B
polixenia: A volte vedi chi se la passa meglio di te e ti deprimi un pochino, altre vedi chi se la passa peggio di te e ti tiri su di morale, o forse é il contrario. Comunque quando vedi invece chi la passa come te..beh di sicuro ti fa sentire meno solo 🙂
ok,ho aspettato di commentare perchè proprio nn mi riusciva.forse perchè sto passando un periodo molto particolare,ma devo dire che leggendo,mi veniva un pò voglia di piangere.nn so nemmeno io perchè e nn lo volevo dire,però forse a qualcuno farà piacere se condivido anche queste emozioni così intime.
il post mi ha fatta sentire in un certo senso meno sola perchè di solito le persone che ho incontrato nn apprezzavano affatto la caratteristica dell’ottimista dalla pelle dura.
nn che io sia poi così sicura di rientrare nella categoria visto che più della metà della popolazione mondiale se la passa moooolto peggio di me.
però,alla fine mi sono chiesta se a volte vivere una vita un pochino più turbolenta della media nostrana nn lasci delle cicatrici che,per quanto la maggior parte delle volte nn siano affatto visibili,altre tornano tristemente a sanguinare.
a volte vorrei solo essere normale e confondermi tra la folla,però sapendo che dopotutto qualcuno scrive post così mi fa molto bene all’autostima.
grazie Oby,davvero 😉
Le disavventure della vita di certo fanno venire la pelle dure e insegnano a sopravvivere, ma non è così automatico che ti rendano anche ottimista…
L’ottimismo è pensare di poter bere dodici pinte e di poter sorridere il giorno dopo alle otto del mattino. Un idiozia.
Il pessimismo è pensare di essere entrati nel pub con le bitter più care. Ma poi forse non è vero.
L’equilibrio è stare a guardare il resto del mondo dalla tua finestra senza cadere di sotto.
Il resto o è football o sono stronzate…
io sono una persona del cazzo pur avendo avuto una famiglia del cazzo
famiglia difficile alle spalle: celo
disgrazie in famiglia: celo
depressione bipolare: celo
ottimismo: manca :(((
A volte si fanno figli solo per “riscattarli” dalla vita che nn abbiamo avuto…la tentazione è forte, purtroppo sono con te, ciò che ci rende splendide persone è spesso l’avercela avuta difficile, chi piu chi meno…guarda le nuove generazioni, iperprotette e ipercoccolate, che stan venendo su spesso senza quella marcia in piu nel cervello e nello spirito.
Ma vorrei spezzare una lama a favore di chi non ha avuto poi un passato cosi brutto, ma lo stesso ha saputo avere l’umiltà ed intelligenza di guardarsi attorno ed imparare ad apprezzare ciò che ha e ha avuto, senza diventare un eterno insoddisfatto…
…una persona a me cara dice sempre “e nn mi dire -guarda chi sta peggio di te- perchè si, mi dispiace per loro, ma il mio problema non cambia-“…e mi fa male ascoltare questa frase, perchè so per certo che finchè resterà bloccata lì, questa persona sarà inutilmente infelice della splendida vita che le è toccata…
Grazie per lo spunto di riflessione, bacio
Io ho avuto una vita tanto difficile, ma non ho mai cercato di autocommisserarmi…quando ero piccola guardando la mia situazione volevo anche io una famiglia alla barilla style..invece ora che sono cresciuta ringrazio Dio che mi ha fatto vivere questa vita con la mia famiglia..perchè ho imparato che le difficoltà ci rendono sempre piu forti e ho imparato a ridere delle mie disgrazie…e ho imparato una cosa mooolto importante AL PEGGIO NON C’E’ MAI FINE!!!!! se pensate che state arrivando al fondo…tranquilli state ancora lontani dal precipizio!!!!!!!
Dunque… se inizio a scrivere cosa penso su questo argomento pensando a me e alle persone a me vicine potrei essere molto lunga per cui mi limito a dire che naturalmente mi piacerebbe costruire una famiglia felice e perfetta ma so benissimo che non può essere così perchè in ogni nucleo familiare ci sono le litigate pesanti, i pianti, le disgrazie… Penso che soltanto vivendo nuove esperienze, sia belle che brutte, si cresce e solo crescendo si diventa più forti per affrontare quello che ci aspetta nel futuro senza cadere. Io adesso come adesso non penso che la mia vita sia molto felice e in realtà qualche volta mi lamento pure (ne sai qualcosa Matthew? 🙂 ) però so benissimo che sono fortunata per quello che ho e penso a quei bambini che non hanno cibo, che non hanno dimora, che non hanno più i genitori per cui ragazzi, chi si accontenta gode!
Non essendo un modello, di sicuro non ho la pelle vellutata. Non è per essere presuntuosi, ma io credo proprio di aver superato la linea tra pessimismo e ottimismo. Ritengo di aver avuto una situazione migliore di altre, ma comunque non perfetta. Nonostante ciò sono anche consapevole che nella merda fino al collo non ci ho ancora sguazzato, per cui attendo momenti come quelli che probabilmente arriveranno.
Neanche io ho conosciuto famiglie alla Barilla. Ma nemmeno alla 7 cielo. La mia poi… ma è cmq bella! Diciamo che è bella perchè varia 😀
PS: mi sono accorta che quando apro i commenti c’è una scritta che mi dice: “sono curioso di vedere che email inventerai stavolta”.
Ma lo vedono tutti o indirizzato a me nello specifico?
Credo di avere una buona dozzina di mail, può essere che mi sia loggata anche con altre. Boh!
La chiusura del post è da standing ovation.
Il post mi ricorda una domanda che Stephen Fry fa ai suoi intervistati in “The Secret Life of the Manic Depressive”: “se potesti premere un pulsante e cancellare l’essere bipolare lo faresti?” Tutti – tranne una – rispondono che preferiscono tenersi gli sbazi d’umore (anche gravi e invalidanti!) piuttosto che rinunciare ai propri momenti di euforia.