Culture Shock

Ed eccomi di nuovo qua, a Londra.
Credo di essere in stato di Culture Shock. Anzi, Reverse Culture Shock per essere piú precisi. Ossia ove normalmente alla settima settimana di permanenza in paese straniero una persona normale é a rischio di depressione per il realizzare l’inevitabilitá del dover rinunciare alle proprie abitudini culturali, io sto affrontando la fase contraria verso il rientro nello stato dal quale provenivo, sperimentando la difficoltá nel reintegrarsi.
Forse mi sono adattato piú velocemente alla cultura giapponese in 2 mesi di quanto non abbia fatto con la cultura inglese in 3 anni?
Se sí, questo lo spiego con il fatto che il Giappone ha una chiara identitá sociale e culturale (i maligni potranno certo dire che i Giapponesi sembrano fatti con lo stampino) mentre Londra ospita una frammentata identitá europea portata avanti dai suoi multiculturali abitanti spesso immigranti.
Ma specialmente, oltre agli usi e costumi di un paese e dell’altro, mi sono scoperto spaventato dagli abitanti londinesi. Appena ritirati i bagagli in aeroporto e trascinatomi sulla tube verso casa mi sono scoperto spaventato dalla voce imponente di un conducente che dallo speaker ordinava ad un passeggero di levarsi dalle porte, dai vetri del bus mi sono sentito visivamente violentato dall’immagine di dodicenni fuori da scuola che fumavano e si scazzottavano tra il serio ed il gioco. Specialmente le urla (intese come alzare il tono della voce per chiamare qualcuno in lontananza) é una cosa che in questi ultimi due mesi avevo completamente dimenticato e mi trovo ora a sopportare a fatica.
Ma soprattutto, cosa sottilmente percepibile, la mancanza di sorrisi. Qua a Londra non si vedono sorrisi per le strade, anzi sembra quasi che la gente sia costantemente sul “chi va lá” come pronti a mollarti un pugno in caso tu pesti loro un piede, e io mi domando: dove sono shocki bambini che giocano nei parchi? Dove sono le signore che chiacchierano comprando la frutta per strada? Dove sono gli impiegati che ridono mentre pranzano sotto ad un albero?
Ho cominciato a notare le scritte sugli autobus che recitano “Questo Bus é provvisto di telecamere, abbiamo denunciato 60 persone per atti vandalici dall’inizio dell’anno”, ho cominciato a notare l’immondizia agli angoli della strada, la giungla dell’indifferenza e dell’egoismo nella gente che non lascia il posto a sedere agli anziani, che non aspetta il verde per attraversare, che fuma senza considerare gli altri accanto.
Ho scoperto cosí quell’altro lato di Londra che fino ad ora non avevo visto, o non avevo voluto vedere, o forse che vedevo e che non consideravo un problema.
Che dire, non mi ero mai questionato prima d’ora se Londra fosse la cittá per me: ne ero semplicemente sicuro. In questo momento sono sicuramente contento di non dover cercare un posto di lavoro, o un posto dove dormire, o amici con i quali uscire .. sarei seriamente tentato di salire immediatamente su un aereo con destinazione a caso. Riporto alla mente i ricordi che appartengono a me e questa cittá, penso ai miei amici e ai fantastici momenti passati insieme, ai colleghi di lavoro che sono rimasti in contatto con me anche mentre ero via, alle esperienze indimenticabili che ho vissuto in questa cittá, e ricordo che é successo tutto qui e non da un altra parte.
Eppure é curioso come in questo momento tutto appaia diverso.

620 comments to Culture Shock

  • Oby

    Quanta saggezza leggo nei commenti.. in effetti avete tutti ragione, le nuove esperienza ci aprono la mente e quando il culture shock sparisce resta tanta tanta consapevolezza 🙂

  • Bravo Maurizio, è proprio la stessa cosa che gli ho detto io! 🙂

  • maurizio

    Bentornato Oby, per quanto riguarda il tuo “shock” non ho dubbi su quanto provi, e su quanto allargano orizzonti e amore per ciò che non conosciamo esperienze come quella che hai trascorso. Ma pensa solo a quanto sei stato fortunato a rientrare a Londra anzichè a Milano, (specialmente parlando di “maleducazione”, di “chiusura mentale della gente che si incontra” di “sporcizia dei treni.. e via via..”). eppure apparentemente rispetto l giappone non sono così.. distanti l’una dall’altra. Se temi questo shock possa durarti a lungo io invece ho una certezza. sicuramente scomparirà al primo rientro a londra dopo una visitina.. back to italy.

  • Milton

    Pensa che io – che vengo a Londra per due giorni ogni settimana – provo più o meno quello che provi tu, ma al contrario: la gente che fa la fila, i mezzi pubblici in orario, i treni puliti (vabbé l’Heathrow Express non è propriamente un buon campione) …
    Questione di punti di partenza, no?

    Milton

  • Considera che sono ancora in culture schock

  • Io ricordo come se fosse adesso la prima volta che rientrai in Italia dopo 3 mesi di full immersion bavarese in mezzo ai boschi e senza cellulare, quando appena scesa in stazione a Udine rimasi scioccata dal rumore dei clacson.

    Passerà anche il culture shock e Londra la rifarai presto tua.
    Ma sei Tu, invece, che non sarai mai più quello di prima.

    E qualcosa mi dice che sarà quello lo “shock” più grande da affrontare.

    Potenza dei Viaggi…

  • What a lucky man! 🙂

  • Dove andresti? Di nuovo in Giappone? O – non lo so – Nuova Zelanda?

  • pensa se invece di tornare a londra tornavi in italia! altro che gente che urla :oh

  • Quando si vive per un pò di tempo un’altra cultura e si torna poi a quella abituale si notano le differenze, quelle diversità che prima non vedevi perchè le accettavi così come erano senza pensare che potessero essere diverse.
    Ed è così che è successo anche a me da quando ho iniziato a viaggiare, forse non così fortemente come le hai vissute tu ma in tante piccole cose che ho cominciato a notare.