Qualcuno potrebbe aver notato che ultimamente latito un po’ sul blog; il motivo é che sto cercando di godere al massimo gli ultimi scalpitíi di questa estate inglese prima che una mattina ci svegliamo con la neve fuori dalla porta – non troppo diversamente da quanto successe lo scorso anno, in cui probabilmente la Regina bandí l’avvento dall’autunno dalle stagioni in vigore nel 2009 e passammo cosí direttamente all’inverno.
La fruizione della calura estiva non é stata inoltre aiutata dal fatto che i “piani alti” del mio luogo di lavoro abbiano deciso di buttarmi sul groppone un progetto colossale proprio il giorno prima della partenza del mio boss per le vacanze estive, lasciandomi in carica e, per dirla come la dissi al mio capo all’apprensione della notizia, “unquestionably honoured but nevertheless dismayed”.
Se tutto ha un senso – dato che il mio capo é ora rientrato dalle vacanze – da domani dovrebbe giungere il mio turno, perció é alquanto improbabile che i vostri occhi si poseranno su un mio nuovo post entro le prossime due settimane; non che abbia altrimenti molto di nuovo da raccontare: la vita a Londra é tanto abitudinaria quanto monotona, i media internazionali si vomitano l’uno sull’altro noiosissime notizie di attualitá politico-economica riciclate infinite volte (gli articoli di inchiesta sí é deciso da qualche parte che d’estate non s’han da fare), perció lo sforzo massimo che potró sostenere per combattere il mio senso di “mancanza di input” sará mettermi in coda per il gate di Stansted con l’Economist sotto braccio, recitando la parte dell’englishman middle-class che anche in vacanza non rinuncia alla sua quotidiana informazione; sperando di non venire scambiato per un italiano medio. Ebbene sí, perché quest’anno la mia meta estiva sará l’italianissima Sicilia – cioé, io in Sicilia: roba che quando mi hanno chiesto “ma cosa visiterai a Palermo?” io ho risposto “Beh, dunque, dopo aver passato lo svincolo di Capaci sicuramente mi piacerebbe andare in Via D’Amelio, poi in Via Carini, in Viale Lazio, se c’é tempo magari anche a Portella della Ginestra, poi non so cosa c’é d’altro, non ho ancora guardato la guida… sicuramente andremo ad Agrigento a visitare la valle dei Templi.. hai presente Agrigento, no? … dove hanno arrestato Giovanni Brusca!”, insomma, poi mi hanno detto che ci sono anche le isole Eolie e San Vito lo Capo, quindi il tour si é abbastanza evoluto (ma la visita a Via D’Amelio rimane!), ma il mio rapporto con la Sicilia é sempre stato basato sui suoi “grandi eroi” e “grandi mostri” piuttosto che sulle attrazioni naturali, quindi sará un mondo ampiamente da scoprire.
Comunque, tornando alla fase della costruzione dell’immagine dell’englishman middle-class, stavo pensando a come diversamente un membro della comunitá europea mi vedrebbe se mi dovesse considerare prima inglese che italiano (tanto non potró mai essere nessuno dei due). E’ ovvio che al primo incontro con uno straniero questo ti giudichi per la cultura dalla quale provieni, ma é anche vero che l’immagine di tale cultura é ridefinita quotidianamente ed impercettibilmente dalle notizie di sé che questa rilascia al mondo; e ricalcando questa notizie l‘Independent ha riassunto abbastanza efficacemente come l’immagine del cittadino britannico sia stata rivalutata ed abbia perso autoritá nel mondo in tempi relativamente recenti.
Per fare un esempio recente, Obama – per salvare faccia e mandato – ogni volta che ha dovuto fare riferimento alla compagnia responsabile della fuga di petrolio nel golfo del Mexico ha usato sempre il termine “British Petroleum Company” nonostante la compagnia sia da anni ufficialmente chiamata soltanto “BP”, per mettere in chiaro che l’America non era coinvolta nella vicenda. Questo genere di manovre possono rapidamente ridefinire l’immagine di una nazione all’Estero. Allo stesso modo pensate allo Stato Vaticano con lo scandalo pedofilia, alla Francia con lo scandalo de L’Oreal, ad Israele con l’attacco al carico di aiuti umanitari diretti alla striscia di Gaza.
La figura del britannico totalmente intellettuale o totalmente ribelle é in fase di sbiadimento da diverso tempo: l’epoca della politica “che lascia il segno” é finita insieme alla Thatcher, l’ultimo movimento musicale “che lascia il segno” é finito con i Sex Pistols, o forse con Ozzy Osbourne (che ormai neppure Amy Winehouse puó piú sperare di farsi di coca ad un concerto e fare notizia), mentre sul lato letterario capolavori del gotico come Sherlock Holmes o Frankenstein sono stati da tempo rimpiazzati da romanzi piú leggeri come Harry Potter, che ha migliorato l’immagine del Regno Unito .. forse ai bambini.
Sarete sicuramente consapevoli che la stessa cosa avviene anche per gli italiani: anni fa facilmente associabili ad abili architetti e stilisti, alla luce degli eventi degli ultimi anni sicuramente piú facilmente visti come donnaioli dalle dubbie regole morali e dalla corruzione facile. La parte dei cervelli in fuga e delle logge massoniche segrete ve la risparmio, se ha cassa di risonanza in Italia figuratevi all’estero.
Sono tutte cose che per chi si interessa di politica internazionale, o anche soltanto per chi si sente patriota, sono importanti. Dal mio lato é interessante notare come queste cognizioni generali di una nazione cambiano rapidamente, nel giro di una generazione o poco meno. Per fare un esempio recentissimo, l’Economist ha detto che se Fini salisse al potere “potrebbe usare il potere per il bene degli italiani, non per sé stesso” e giá sembra lanciare l’immagine degli italiani che vogliono un leader che lanci un’immagine migliore all’estero (ma, detto tra noi, dopo l’era di Berlusconi bisognerebbe che il nuovo primo ministro toccasse le tette alla Merkel per poter dire di aver dato un’immagine peggiore), mentre il Telegraph, per celebrare i primi 100 giorni in carica del nuovo primo ministro, ha fatto gli auguri in prima pagina riportanto un invidiabile numero: 57%…poi ha spiegato che sono le persone che ritengono il governo Cameron “deludente”.
A quanto pare dopotutto non conviene dire che si appartiene ad una nazione, molto meglio vivere in diverse nazioni per poi sostenere di essere apolidi.
Detto questo parto per la Sicilia, ci leggeremo al mio ritorno.
Giá, come Alex ha correttamente inteso mi riferivo proprio a quel genere di gruppi che hanno lasciato un segno indelebile nella storia – non solo della musica, ma anche della societá vera e propria. Personalmente i Sex Pistols erano una macchina commerciale senza cuore né talento, ma ancora oggi il loro nome tuona con messaggi di ribellione e anticonformismo, di risveglio di coscienze, quel che si é scatenato nel Regno Unito durante il loro “dominio” é ancora oggi affascinante da raccontare. In termine di talento musicale vero e proprio onore ed alzata di cappello ai Radiohead che erano e sono uno dei piú validi gruppi in circolazione.
Ahahahaha : ) credevo di essere l’unica, invece ho scoperto con piacere che non sono l’unica a far finta di NON essere italiana quando sono in coda al gate di un qualsiasi aereoporto britannico in attesa di imbarcarmi per un volo per l’Italia…. mio dio certe figure fanno gli italiani nei silenziosi e ordinati aereoporti inglesi (e non solo lì..)….. meglio mimetizzarsi e nascondere la carta di identità……………..
I Radiohead sono un ottimo gruppo, ma non un gruppo che ha lasciato il segno in un’epoca. Penso che nell’articolo, si voglia intendere un gruppo che ha fatto storia anche nella società inglese e nel modo di approcciarsi alla vita. In questo senso sono d’accordissimo con Oby, magari avrei detto i Queen come ultimo gruppo capace di segnare in qualche modo generazioni di piccoli ragazzi britannaci dalle guanciotte rosse…ribelli si, ma con moderazione (vedi storia dell’omosessualità ecc ecc). I radiohead si possono accodare a tantissimi altri gruppi che hanno bazzicato in england dagli anni 90 in poi (Oasis, Blur ecc..). Niente di più.
Musicalmente ti sbagli! Cavolo i Radiohead sono forse il miglior gruppo di sempre sfornato dalla Gran Bretagna, e comunque quella nazione non ha mai smesso di creare musica di altissimo livello
Ma se ti riferisci solo al far parlare di sé nel bene e nel male chiaramente i Radiohead non sono i tipi.