Per quanto si giri per siti di informazione “britannici”, viene evidente che l’importanza di una notizia é qualcosa che raggruppa un ideale collettivo e viene definita dal buon senso — diversi giornali possono decidere di dividere la proprie notizie in diverse categorie: cronaca, business, politica, finanza, ambiente, tv, etc, ma l’impatto che queste debbano avere sulle pagine del quotidiano, l’ordine in cui queste appaiono nella homepage del sito in questione, é pressoché assodato; non é importante che il lettore sia piú interessato a notizie di ambiente piuttosto che di politica estera: nel momento in cui tu, lettore, apri la pagina iniziale (internet) o leggi la prima pagina (cartacea) del quotidiano ti trovi davanti le notizie che sono considerate piú importanti in luce del senso comune. Quindi, nonostante diversi quotidiani britannici possano svettare sugli altri per taglienti editoriali, per studi finanziati di propria tasca che evidenziano certi aspetti della societá, o per interviste esclusive con personaggi di spicco, la prime pagine britanniche si assomigliano pressoché tutte.
Sí puó dire la stessa cosa dell’Italia? Sí e no.
In Italia l’ideale collettivo di notizia é anche lí condiviso collettivamente e le pagine iniziali si assomigliano abbastanza (escludiamo dal ragionamento le abituali manipolazioni degli articoli per leccare il culo ai proprietari), ma l’importanza delle notizie é una concezione completamente diversa da quella britannica: nel Regno Unito, ad esempio, la notizia di una madre schizofrenica che accoltella tre volte la figlia prima di scioglierla nell’acido nella vasca di casa non esce dalla pagina della cronaca interna, ottenendo l’equivalente di una pagina 6 o 7 “cartacea”; questo perché la notizia “non é notizia”: riguarda due singoli cittadini e, aldilá dell’interesse verso la psicologia del criminale e le statiche di casi simili a livello nazione, non ha rilevanza sull’intera collettivitá. Qualcuno potrebbe asserire che casi simili sono talmente comuni che nel loro ripetersi “non fanno notizia”, eppure non é necessariamente cosí: infatti a paritá di base statistica lo stesso approccio mediatico non avviene in Italia, ove casi come quello appena citato vengono “cresciuti e nutriti” per occupare le prime pagine con cadenza e durata stagionale, ma non solo: i giornalisti italiani operano qualcosa di ancora piú curioso: per evitare che l’impatto della notizia in questione venga “inquinato”, evitano di riportare notizie simili per il periodo immediatamente seguente all’avvenimento (questo, o dobbiamo pensare che tutti gli psicotici d’Italia si telefonino tra di loro per mettersi d’accordo su quando non é conveniente ammazzare i propri familiari).
Un’ altra operazione che il giornalista italiano effettua sulla notizia é assegnare identitá uniche ai personaggi in questione, cioé, per dirla in altre parole, crea “protagonisti”; questo avviene facendo diventare “Thomas” “il piccolo Tommy”, “Maria Rossi” “Nonna Maria”, il vicino di casa “una persona vicina alla famiglia” e cosí via; questo processo viene accompagnato alla produzione di materiale come fotografie ed interviste che deviano di diversi chilometri dalla strada del cosiddetto “dovere di cronaca”, creando un autentico “reality show”: cosí, mentre nel Regno Unito possiamo aprire un giornale e leggere “Madre uccide figlia e la scioglie nell’acido”, in Italia arriviamo a titoli incomprensibili come “Sarah, indagata anche Sabrina”, o “Sabrina nascose per alcuni giorni il diario di Sarah” (sto citando titoli veri).
La cosa che va oltre la constatazione e diventa preoccupazione, é che nel Regno Unito lettori interessati a questo genere di — chiamiamolo cosí — “approfondimento” é facilmente identificabile poiché la loro morbositá verso un certo tipo di notizie é soddisfatta da un certo tipo di giornale: infatti per questo scopo hanno inventato i tabloid, che sono pubblicazioni che partono dagli “scarti” dei giornali e creano “scandali”, esasperando i dettagli dei casi di cronaca violenta ed evidenziando le attivitá personali di personaggi pubblici — giornalisticamente noti per le cariche che ricoprono — piuttosto che concentrarsi sul “buon senso” dell’ “importanza della notizia” citato ad inizio articolo: in questo modo il giornale puó concentrarsi sulle notizie vere e chi vuole approfondire lo fa in altra sede. In Inghilterra certamente non ci se ne fa vanto, ma: o compri un tabloid e non leggi le notizie, o leggi le notizie e non leggi il gossip. In Italia questa distinzione non esiste, o per lo meno finge di esistere, ma de facto desume che tutti gli italiani si interessino anche di notizie “da tabloid”.
E’ veramente cosí, mi domando?
Personalmente, preferisco credere che in realtá i giornali hanno deviato il loro mestiere diventando armi di distrazione di massa, piuttosto che credere che gli italiani preferiscano le notizie di tabloid alle notizie “vere”. Senza tirare in ballo il piú famoso capro espiatorio d’Italia, una motivazione alternativa potrebbe essere il mero fattore economico: una notizia fornisce un’informazione e non coinvolge il lettore, mentre una storia lo lega ed obbliga a seguirne gli svolgimenti, aumentando l’interesse e quindi le copie vendute.
Il meccanismo é semplice: é come se da domani apparisse in prima pagina sul Corriere un’articolo sulle corse dei cavalli, che anticipa una corsa che avverrá domenica: crea i personaggi, satura la storia di dettagli, parla oggi, parla domani, quando arriva finalmente arriva domenica i lettori saranno piú interessati a leggere com’é andata la corsa piuttosto che sapere, chessó, della riforma della giustizia, e da qui ecco che il giornalista sbatte in prima pagina la notizia “non importante ma desiderata” sulla corsa dei cavalli: ma cosí facendo il giornalista ha sbagliato il suo mestiere, passando da “giornalista che dá le notizie” a “redattore per una rivista di cavalli”. Per questo stesso motivo mai accadrebbe nel Regno Unito che, su di un giornale, la notizia di un cittadino 32enne morto per denutrizione in carcere possa mediaticamente essere messa in ombra dalla quella della morte di un cefalodope in un acquario tedesco — beh In Italia questo accade.
Seguendo l’esempio citato appena sopra, la conseguenza naturale di questa mancanza di linea netta tra la notizie “da giornale” e quelle “da tabloid” é che in Italia abbiamo un sacco di persone che sanno tutto di cavalli ma niente di tutto il resto, e la cosa ancora piú preoccupante é che credono anche di essere informati.
“l’ignorante sa tanto, l’intelligente sa poco, il saggio sa niente, EL MONA SA TUTTO”
Che delusione…sono arrivato in Inghilterra tre anni fa per fare il ricercatore, ed in fin dei conti ho trovato lo stesso bunga bunga che avevo lasciato in Italia.
Certo alcune cose vanno meglio, ma vivere nella zona di Londra e` estenuante dal punto di vista monetario. In piu` Cameron ci sta stritolando di tasse…eppure in Italia non torno!
oopps… ho messo un con l’apostrofo!! evidentemente sto passando troppo tempo in italia! 😉
Sono mio malgrado in Italia in questo periodo e quindi ho seguito da vicino il caso di Sarah, almeno da quando c’è stata la confessione. Ci hai preso in pieno nella tua analisi e sicuramente posso confermare che (non solo in questo caso) i tg italiani hanno completamente scordato la loro funzione informativa.
Devo ammettere che seguire il caso e i relativi dettagli ha appassionato anche me in questo caso, non tanto per morbosità quanto per il presunto movente e per il modo in cui si è comportata la famiglia implicata che praticamente ha fatto a gara per esporsi, inclusi gli stessi presunti colpevoli (e inclusi i legali che facendosene un baffo della professionalità hanno partecipato a tutti i talk show esistenti) e che quindi offre spunto di riflessione sullo scatafascio della dubbia moralità della società italiana.
Però una cosa è la curiosità relativa al crimine, che può interessare chiunque essendo un crimine familiare (ultimamente ci si ammazza un po’ gratuitamente), un’altra è la maniera in cui i canali informativi hanno scelto di offrirci i dettagli sotto forma di telenovela anzichè di, appunto, informazione o al massimo opinione.
Un’altro esempio di disinformazione è stato quando per un periodo praticamente a ogni tg moriva qualche partoriente o neonato manco fosse un’epidemia, ovvero per testimoniare la malasanità non si andava ad indagare su statistiche bensì si urlava allo scandalo andando a cercare appositamente casi isolati che accadono normalmente e non necessariamente sono legati a malasanità.
Per concludere, ti lascio una chicca della Littizzetto su Avetrana, riassume perfettamente i pensieri di italiani non medi! http://www.youtube.com/watch?v=AdeByW5wF5A
Sono convinto che la fissazione per alcuni fatti di cronaca nera in Italia esista esclusivamente per una questione di distrazione di massa.
Mi ricordo un caso che mi colpi’ molto, un annetto fa: uno dei principali quotidiani riempiva completamente la seconda e la terza pagina con reportages di un incidente mortale accaduto a dei cittadini italiani in vacanza all’estero, il tutto mentre si votava l’ennesima legge vergogna o forse impazzava qualche scandalo grave riguardo a B. e compagnia bella.
Sbagliero’, ma atteggiamenti del genere a me saltano agli occhi clamorosamente come armi di distrazione di massa.
Non so come funziona in Inghilterra, ma qui i giornali vengono pagati uno o 2 volte anche se non li compri, dai finanziamenti pubblici, quindi diciamo che sono spinti a scrivere quello che gli pare. Un cittadino ormai può solo scegliere da che parte stare. O leggi i giornali di destra o quelli di sinistra. Ma per i reality show sono decisamente uniti in un unica battaglia…la disinformazione cronica.
già, analisi perfetta. e vogliamo poi parlare delle domande che i giornalisti fanno ai politici nel Regno Unito e confrontarle con quelle che i giornalisti fanno ai politici in Italia?
I miss London…
Analisi perfetta, la situazione la fotografata benissimo caro mio.