Si puó dire molto di un paese osservando il metodo in cui questo informa i propri cittadini; questo perché il metodo di informazione tende a riflettere lo stato economico-politico-sociale del paese in questione; non a caso l’insieme di opinioni estere su ció che accade in un determinato paese tende spesso a riflettere una visuale piú chiara di quanto non lo facciano la somma di tutte le opinioni per cosí dire “intestine”.
Detto questo: come si distingue un fatto da una notizia? Io ritengo che un fatto sia un avvenimento, ossia una veritá oggettiva ed inoppugnabile, mentre la notizia é il mezzo con il quale si riporta il fatto all’attenzione pubblica; ma come agiscono i giornalisti quando il fatto in sé stesso é indice di qualcosa di piú grande, di una “realtá” invisibile? Come si definisce la linea tra il riportare un singolo fatto oggettivamente, il supportarlo ad altri fatti che nell’insieme compongono una rappresentazione, ed il riportarlo inclinandolo di modo da calzarlo al pensiero dello scrivente o — fattore diversamente uguale — al pensiero del ricevente?
Ad esempio la BBC (intesa come canale TV, non come BBC News) ha commissionato uno studio per meglio comprendere l’opinione pubblica sul proprio operato nel rappresentare personaggi omosessuali all’interno delle proprie serie televisive, e come questa opinione si comparasse con quella verso gli altri canali nazionali; BBC News ne ha poi pubblicato i risultati titolando “Gli spettatori vogliono un rappresentazione piú realistica dei gay in tv“; e svolgendo l’articolo ha spiegato come “la maggioranza degli intervistati si sentiva a proprio agio osservando tematiche omosessuali trattate in TV e chiedeva un’integrazione dei mondi eterosessuali ed omosessuali, di modo che l’orientamento sessuale possa diventare meno punto di discussione e piú un’identitá inserita in mezzo a tutto il resto“. Ne ha poi aggiunto che “un 18% degli intervistati ha dichiarato di non sentirsi a proprio agio con la rappresentazione di scene di intimitá emozionale e fisica tra due persone dello stesso sesso“.
Questo credo rappresenti un buono esempio di come si riporti una notizia in un paese democraticamente moderno: si elenca il fatto, si dettagliano i numeri, si spiega come la gente ha reagito. Un cittadino che legge questa notizia é portato a pensare che i personaggi omosessuali sono ben accettati dalla maggior parte degli spettatori tv, mentre una minoranza non si trova a proprio agio.
Scendiamo ora oltremanica, anzi oltralpe, e vediamo come il tipico giornale italiano ha ripreso la notizia:
Il Corriere online, ossia il principale quotidiano di informazione italiano, titola: “Gli inglesi e i gay in tv, uno su cinque prova disagio“. L’articolo comincia con la seguente frase: “I telespettatori della Bbc mal sopportano di vedere gli omosessuali in tv e a dirlo è uno studio“. Credo che a questo punto quel che sto cercando di illustrare sia giá evidente; ma preseguiamo.
Un altro passaggio dell’articolo in questione recita “La preoccupazione maggiore di queste persone (chi si sente a disagio, nda) è che, pur trasmettendo tali scene, la Bbc rimanga imparziale e non legittimi l’omosessualità come scelta di vita“.
In particolare per pubblicare queste aggiuntive dichiarazioni, delle quali ovviamente leggendo l’articolo originale della BBC non vi é traccia, noto che il Corriere é andato ad attingere ad un’articolo laterale del Daily Mail (giornale che non linko per non sporcarmi le mani, se lo volete lo trovate nell’articolo del Corriere).
Per concludere l’articolo e rimanere sulla questione, infine, il Corriere decide anche di spendere una frase sul censimento dei dati dell'”Office for National Statistics”, che, sempre secondo il Corriere, indica “risultati a dir poco sorprendenti: a dispetto, infatti, delle cifre precedentemente stimate e usate come base per la distribuzione di denaro pubblico a favore di cause sulla parità sessuale, in realtà, solo l’1,3% della popolazione maschile inglese sarebbe gay, mentre un risicato 0,6% di donne si è definita lesbica e un ancor più esiguo 0,5% si è dichiarato bisessuale”. Ohibó, se avessi soltanto letto l’articolo del Corriere sarei quasi portato a pensare che i gay sono pochi, poco graditi, ed anche un po’ ladri. Questo senza notare l’aggettivo “inglese“, che non si capisce se faccia riferimento al fatto che il sondaggio é stato effettuato in Inghilterra (cosa in questo caso erronea, perché ha coperto il Regno Unito), o al fatto che l’Italia se ne vuole chiamare fuori, ma queste riflessioni le lascio a voi, ora passiamo al discorso dei “fatti che messi insieme riportano una realtá“.
Ad onore del vero devo dire che, quel che il Corriere sembra essersi dimenticato di aggiungere mentre tutti gli altri giornali britannici hanno riportato, é che questi dati sperimentali (aggettivo ancora un volta omesso dal Corriere) farebbero figurare qualcosa come 750,000 gay su suolo britannico; a molti la cifra sembra troppo bassa.
Il punto é proprio questo: in questa circostanza ci sono fatti esterni che contrastano con il fatto che si vuole riportare, ed un giornale che ha a cuore l’informazione dei propri lettori non dovrebbe omettere questi fatti laterali (e collaterali) che da una “mancata veritá” finiscono con il manipolare la ricezione di un fatto da parte del lettore. Ad esempio il Corriere avrebbe potuto spendere una riga in chiusura per far notare, chessó, che un sito britannico chiamato gaydar.uk all’annuncio dei dati ONS si é domandato chi allora avrá mai aperto questo milione e mezzo di account negli UK, generando una serie di discrepanze difficilmente concordabili (ve la sentireste di dire che il numero di account Facebook in Italia corrisponde al numero di cittadini italiani? Non credo proprio); inoltre pare che, per qualche strano motivo, la maggior parte dei gay si concentri nella fascia di etá adulta ed occupi posizioni lavorative salde e ben renumerate — quasi come si sentissero sicuri di dichiararsi — mentre sembrino non esistere gay tra le fascie dei teen-agers ed all’interno di minoranze etniche e religiose: come mai?
Ancora una volta, per chi vive nel Regno Unito, arriva in salvezza la BBC, che con un articolo chiamato “In the closet or not” ci spiega che l’1,5% della popolazione “wouldn’t add up” (non tornerebbero i conti) — la fuga dall’eterosessualitá, sia essa ad occasione singola, ripetuta, o perpetua, é infatti storicamente un fenomeno ben piú ampio e non é un caso che ci sia una differenza tra chi il gay “lo fa”, e chi il gay “lo dichiara”: giá ad uno quando la sondaggiatrice svergognata lo chiama la domenica mattina per chiedere quale compagnia gli fornisce l’aria condizionata immagino vorrebbe rispondere “fan-cool“, in piú immaginatevi se il padre di famiglia vi verrá mai a dire sulla porta di casa, chessó, che il terzo mercoledí del mese va a giocare a “che dito é questo” con la moglie ed il collega di lavoro, o vi domandi se un travestito non-transgender valga come uomo o come donna perché non saprebbe in che categoria mettere la X sul questionario. Insomma: non esiste. Tutte le “minoranze” sono piú difficili da identificare delle “maggioranze”, ma ancora piú difficili sono da identificare quelle minoranze che sono definibili soltanto dalla persona in oggetto.
Concludendo, il problema in questione non voleva essere l’identificabilitá in percentuale di una data minoranza, ma il far notare come un certo tipo di giornale informi un certo tipo di cittadino in un certo tipo di paese, e di come di conseguenza questo ne influenzi i pensieri. Ho l’impressione che in Italia si faccia di tutto per mantenere l’immagine di paese machista: i trans vengono fatti passare come una sorta di prerogativa estrema fruibile soltanto dal mondo dei vips (che come scusa avrebbero il fatto di essere ormai stanchi dei soliti, frequenti rapporti eterosessuali, lol); i rapporti intimi con persone dello stesso sesso sono limitate al mondo pubblicitario (nel caso di donna) o al mondo artistico/letterario (nel caso dell’uomo); tutto ció che esula passa sotto il cartello “pestaggio autorizzato”, che nel bene o nel male viene visto come la normalitá anche dai media, che in questi casi sí che si fermano soltanto a riportare il fatto, senza spiegare come mai ció avviene.
Il Regno Unito non viene da una strada completamente lontana: fino a 7 anni fa un impopolare emendamento inglese recitava che nessun entre locale poteva “promuovere l’omosessualitá o istruire sull’accettabilitá dell’omosessualitá” — emendamento fortemente supportato anche da Dave Cameron, tra le altre cose — eppure i britannici non hanno avuto paura di cambiare: ci si é informati, si ha votato, si ha cambiato. Lo stesso Dave Cameron si é scusato per le sue asserzioni (“é stato un errore e me ne scuso” ha dichiarato, proprio come avviene in Italia), ed ha aggiunto che la tolleranza e l’uguaglianza devono cominciare dagli ambienti scolastici e che sono parte del suo programma. Stiamo parlando di un leader del partito conservatore.
La politica cambia con i cittadini, l’informazione cambia con i cittadini. Ma in Italia, ne l’una ne l’altra cambiano mai.
la mia era un proposta alternativa, ma niente messicani, grazie 🙂 Era per tirare l’acqua al mio mulino, visto che non riesco mai ad essere dei vostri quando fate le uscite a Londra ne proponevo una io, ma lungi da me assumermi un ruolo che non mi spetta 🙂
Molto interessante e plausibile la ricostruzione di Lupo, in effetti spiegherebbe il perché dall’Inghilterra arrivino spesso in Italia le notizie più curiose e stravaganti, anche se ripensandoci non spiega completamente il perché queste stramberie arrivino più spesso dalla Gran Bretagna che da altri paesi anglofoni come gli USA, il Canada o l’Australia.
Per inciso, a torto o a ragione mi è capitato qualche volta di leggere dei nordamericani apostrofare i loro cugini come ‘wacky english’, non ricordo lo sfottò equivalente degli inglesi nei confronti degli statunitensi o degli australiani.
Lupo: Hai evidenziato un fantastico aspetto. La storia della stagista che traduce gli articoli dei tabloid é probabilmente piú vicina alla realtá di quanto immaginiamo! E’ anche vero che i giornali italiani facendo questa cosa stanno trasformando l’Inghilterra in qualcosa che non é; poi per caritá, ci sono i pazzi e tutto il resto, ma sarebbe come vivere in Italia e leggere soltanto “Chi”, per poi domandarsi se esista anche gente normale!!
Sergio: La misfit night out va anche bene, in un pub londinese! Poi se vuoi fare la misfit night out-of-the-closet ti posso dare il numero dei messicani, che ti portano in tour per tutti i locali di Soho, ti fanno conoscere un sacco di gente “alternativa”, e poi si assicurano anche che trovi una brandina libera al London Bridge Hospital la mattina seguente 😀 E non mi prendo responsabilitá!
Io ho giá avuto la sfortuna di accettare l’invito alla festa di Halloween del famigerato “Antichrist Club” quindi credo di avere giá dato fino al 2011.
Scusate se ne approfitto, tra l’altro con largo anticipo, visto che il 9 dicembre sarò a Londra per lavoro io chiederei a Obi di organizzare, salvo diversi programmi già da lui organizzati e sui quali non mi permetto di interferire, ma io al butto lì… una Misfit night out trasformandola in una Misfit night out-of-the-closet in qualche bar gay di Londra 🙂 Magari a Soho in Old Compton Street 🙂 Così riesco a partecipare almeno questa volta 😉
Ripeto, solo se non rovina i piani di nessuno 😉
Ma se uno decide come scelta editoriale che il giornale deve contenere una quota X di notizie ‘leggere’ (cioe’ di cazzate), un giornale professionale queste notizie almeno se le va a cercare da solo. Invece no, i giornali italiani nemmeno questo fanno, le copiano da quelli inglesi – mica da quelli tedeschi o cinesi attenzione, perche’ e’ piu’ difficile trovare lo stagista che li sa tradurre. Ed ecco tutte queste notiziole semi-piccanti, il feticista che ruba le scarpe delle donne a londra, il 50% delle inglesi simulano l’orgasmo ecc. Il risultato e’ che si rinforza l’idea che solo all’estero (inghilterra in primis) capitino queste stramberie, mentre l’italia e’ la patria della normalita’ e del buon senso.
Heh noto pure io con dispiacere come la stampa italiana sia diventata sempre più simile al daily mail, tanto più che come diceva Oby lo quotano invece di riferirsi a fonti più attendibili.
Beh, sarà un caso, ma proprio in questo periodo ho notato come il giornalismo italiano abbia ormai una credibilità pari a zero; si cerca il titolone ad effetto a tutti i costi, anche di stravolgere la realtà della notizia.
E non è che anche sul web le cose vadano tanto meglio, eh.
Fare informazione neutrale, fornendo solo i fatti e qualche chiave di lettura, per dare al lettore di potersi fare una propria opinione critica, è diventato ormai una rarità.
Mi sembra che quello che va molto in Italia in questo periodo è il giornalismo militante e partigiano, dove il giornalista interpreta i fatti prima ancora di presentarli, così uno non ci capisce niente.
Il caso evidenziato da Oby è un esempio lampante di pessimo giornalismo e di mistificazione dei fatti, ma sono convinto che andando a spulciare se ne troverebbero altri di esempi; per questi motivi ogni volta che leggo su un giornale, ma anche sul web, una notizia che mi sembra strana e che non mi convince, faccio una ricerca delle fonti e ne controllo la veridicità, ormai con l’esperienza ho sviluppato una naturale diffidenza verso chi vorrebbe contarmi balle.
Bhe, Obi, è ormai abbastanza risaputo negli ambienti di psicologia, grazie a studi fatti in passato e pubblicati su riviste scientifiche importanti, che chi prova repulsione/fastidio/rabbia nei confronti dell’omosessualità combatte, in realtà, con una parte irrisolta della propria sessualità, spesso anche omosessualità repressa. Per questo vedo molta immaturità sessuale tra gli italiani, perché se tu sei completo e tranquillo nel vivere la tua sessualità non vedo motivo per il quale dovrebbe darti fastidio come la vive qualcun altro. A meno che non ci sia dentro di te qualcosa che non è in pace. Purtroppo tendiamo sempre a proiettare sugli altri le nostre frustrazioni, sopratutto quando non siamo abbastanza maturi per guardarci dentro e prenderci le nostre responsabilità.
Ed è vero UKBoy, agli italiani piace solo vedere i gay come Platinette, Solange, ecc perché almeno hanno qualcosa a cui appigliarsi per identificarli come diversi. Un Tiziano Ferro invece dà fastidio perché è troppo “normale” troppo uguale a tanti ragazzi italiani che incontri tutti i giorni, è come l’amico con cui ti fai la doccia dopo la partita di calcetto, è identico al ragazzo che lavora con te, che vedi tutti i giorni e questo è destabilizzante con chi ha paura di affrontare le cose irrisolte dentro di sé.
Mi sento anch’io coinvolto in quella minoranza. Devo dire che in questi 5 anni che ho vissuto a londra mi sono trasformato. Prima mi sentivo come se avessi uno stigma, e non potevo dirlo a nessuno, e non vivevo la mia vita liberamente. Avevo avuto qualche storia di 3-4 mesi ma comportava dover guidare fino a Brescia o Padova da Verona ogni weekend e inventare scuse con i miei amici e genitori per coprire queste assenze fino alla domenica.
Ora invece mi sento perfettamente libero di essere chi sono, tutti sanno del mio orientamento in UK, e nessuno mi ha mai mancato di rispetto, sia nell’ufficio dove lavoro come IT manager o nell’industria discografica (sono anche un produttore).
Qua in Italia gli unici gay che piacciono in tv sono solange, lele mora e quello del grande fratello che si era fatto il botox. Se ti scoprono ad essere gay nella “vita normale”, magari in un paesino, sei finito!
Mai più che ci torno in Italia fidati! 🙂
Sergio: La mentalitá del “fai quel che vuoi ma non lo far sapere” é uno dei capisaldi della mentalitá italiana, basti vedere, per citare la notizia che hai dato su Tiziano Ferro, la grande fetta di gente che commenta la notizia dicendo “Ecchissenefrega”, o “Che bisogno c’era di annunciarlo al mondo”, o “Esibizionista, lo dice solo per vendere piú dischi”. Peró ognuna di queste persone che si sostiene disinteressata ha preso il tempo per cliccare sulla notizia (non che il titolo potesse celare chissá cos’altro) e perdere tempo a commentare. In realtá non capisco se il senso di “urto” alla ricezione della notizia arrivi dal fatto che non si accetta la possibilitá che un ragazzo di successo possa anche essere gay (come se si sentisse la specie minacciata… quando semmai bisognerebbe essere contenti che c’é una femmina disponibile in piú :P), o se é il riflesso di insicurezza personale (come se a forza di sentire gente fare outing un giorno potessi dubitare della mia sessualitá). Sono aspetti interessanti della psiche umana.
Di certo posso dire due cose: Se TF avesse pubblicato le stesse identiche canzoni ma avesse dichiarato il suo orientamente sessuale al primo disco.. beh, non credo proprio avrebbe venduto cosí tanti dischi: credo per molte ragazze sia stato un po’ il “fidanzatino d’Italia” ed in molte l’avrebbero snobbato, ma ora che la sua faccia é conosciuta la gente prende la sua immagine diversamente, come se, ora che lo si conosce, valesse la pena “perdonarlo” per tenerlo in circolazione nel mondo musicale. L’altra cosa meritevole di menzione sulla questione “Ferro” é che sono le persone in vista che influenzano la gente comune (gli Uk ebbero personaggi eccellenti come David Bowie, Freddie Mercury, Elton John) ed involontariamente anche TF cambierá le cose, nel suo piccolo.
Devo dire che ci ho pensato un po’ su prima di scrivere commenti a questo post perché mi sentivo troppo coinvolto nella “questione”, visto che faccio parte della minoranza citata nell’articolo 🙂
Più che altro perché è da anni che cerco di trovare una mia tranquillità di fronte alla sgangherata situazione italiana e avevo paura di cadere in vecchie frustrazioni scrivendo qualcosa a riguardo. Nella vita di un gay italiano capita spesso di fare confronti col resto d’Europa (per restare vicini) e la tentazione di entrare in depressione è decisamente tanta.
Io trovo che la maggioranza degli italiani, soprattutto quelli over 35, siano sessualmente immaturi. In molti casi mi accorgo che hanno una sessualità soffocata dal senso di colpa, dalla paura del giudizio, dal perbenismo e da luoghi comuni infantili provenienti dalla cultura cattolica (purezza, verginità, sesso=sporcizia, vergogna)avvinghiati al concetto di famiglia tradizionale tanto cara ai nostri politici di destra (poi quasi tutti conrificatori e divorziati). Tutto questo porta a vivere la propria sessualità (e quella degli altri) con una morbosità che non ho mai trovato nel resto d’Europa. Parlo purtroppo anche della comunità gay italiana, che ovviamente e masochisticamente riflette il paese dove vive. Da noi, almeno a Verona è così, vige la ferrea regola: “Fai quello che voi, ma che non si venga a sapere in giro per carità!”
Per questi motivi non mi stupisce l’articolo del corriere e non mi stupirebbe sapere che il/la giornalista possa aver riportato i dati in quel modo del tutto involontariamente, ma seguendo semplicemente una modalità di considerare le tematiche sessuali che è tipica italiana e che porta sempre a sottolineare la morbosità di ciò che riguarda la sfera sessuale. Inconcepibile è per molti italiani poter pensare ad una sessualità priva di sensi di colpa, giudizi, paure, vergogne e quant’altro. “Mi vuoi dire che la maggioranza dei britannici considera “normale” tutto questo? Impossibile, deve esserci un errore…”
Basta vedere come il corriere ha riportato la notizia di Tiziano Ferro che si è dichiarato gay: ha calcato la mano su quanto si sentisse male, sul fatto che è in terapia da una psicologo, pareva la descrizione di qualcuno sull’orlo del suicidio. Come può qualcuno scoprirsi gay ed essere felice (in Italia)…? Inconcepibile per molti, sicuramente difficile, but where there is a will there is a way…
Ieri sera ero a cena con una coppia di tedeschi, e come solito, si parlava delle differenze tra germania e italia. Per esempio, si è finito a parlare di telegiornali: loro hanno detto che i loro telegiornali durano 15 minuti ed è stato molto difficile spiegare perchè da noi durino 45 minuti se non di più. La loro legittima domanda: ma di che cosa parlano al tg per farlo durare cosi tanto???
E noi italiani, con vergogna, a spiegare che c’è il gossip sui politici o su Lele Mora da fare, ci sono gli inviati con le interviste ai passanti su cosa metteranno sotto l’albero di natale, la storia della signora incinta a 54 anni con tanto di servizio musicale mentre passeggia mano nella mano col marito o prende una brioche al bar….ecco, insomma, i nostri tg principali sono una specie di Daily Mail. Piace fare clamore, fare scalpore, fare show, più che informare.
Io ho spiegato loro che probabilmente i tg vogliono attrarre tutti gli strati della società…la parte triste, però, è che l’informazione, quella pura, vera, quella che può far riflettere obiettivamente e imparzialmente, quella che dura 15minuti, a noi non arriverà, nè piacerà mai…