Le idee sono carri armati. Invisibili, silenziosi, impercettibili, eppure in grado di schiacciare qualunque dittatura si pari loro davanti.
La cosa curiosa é che rivoluzioni epocali nascono sempre da una scintilla: una microscopica, innocua scintilla che può scaturire da un giovane morto per strada, da un discorso tenuto su di una scatola di legno in una piazza, da un poster su un muro: attecchisce sulle persone, le infiamma e si propaga attorno, lasciandosi alle spalle qualcosa che non sarà mai più come prima.
Quello al quale stiamo assistendo in Nord Africa é l’incendio della libertá. Incontenibile, inarrestabile, selvaggio e spaventoso; ma – come tutti gli incendi – anche molto affascinante.
Tutto é cominciato in Tunisia (anche se alcuni ipotizzano che la scintilla sia stata accesa a sua volta dagli eventi in Asia: se così fosse, si potrebbe proprio dire che un battito d’ali di farfalla in India ha causato un uragano in Tunisia), e le fiamme hanno di lì a poco mangiato la foresta della dittatura, malata, stanca, che ora lentamente e senza paura rinascerà dalle proprie ceneri. Ci metterà anni, generazioni, ma il primo passo é fatto.
Dalla caduta di Ben Ali non é passato molto tempo che l’incendio si spostasse in Egitto: per abbattere la dittatura di Mubarak sono stati sufficienti diciotto giorni (un soffio, se si pensa che regnava da trenta anni).
La faccenda si sta facendo un pochino più complicata in Libia.
A parte che – fatemi imbrodare un attimo – avevo già intuito giorni prima che la Libia sarebbe stata la prossima della lista, e l’avevo detto. I libici poi sono sotto la tirannica dittatura di Gaddafi (come lo chiamano fuori dall’Italia) da quaranta anni: non accodarsi all’ondata di proteste adesso sarebbe come una vacca che va a fare un pisolino fuori dal negozio del macellaio.
Certo, Gaddafi non é esattamente uno che é felice di abbandonare il potere: le agenzie internazionali riportano che ha eliminato un numero di manifestanti che varia dai mille a diecimila; la residenza del dittatore é coperta da cecchini con ordine di fuoco libero sui manifestanti; aerei militari sono stati mandati a sganciare bombe sul pubblico, ed infine disperati immigrati africani vengono corrotti con una promessa di $1,900 dollari per ogni libico che ammazzano (voi immaginate cosa significa essere immigrati in Libia in questo momento: uno di questi é stato fatto a pezzi a mani nude per strada). Ci sono certi filmati in giro per la rete che testimoniano queste ed altre barbarie, che le TV di molti paesi democratici mai avrebbero il coraggio di mandare in onda (magari ai lettori con lo stomaco forte consiglio un’occhiata). Al confronto Mubarak era un cioccolataio svizzero.
In un delirante discorso (nel quale sbausciava come un cane idrofobo) Gheddafi sostiene che tutto quello che vuole é il bene della Libia, che é un santo, e che se deporrà l’incarico sarà solo quando sarà martire della patria. Non si può dire che sia un baluardo della coerenza: per fare chiarezza, é come se un capo di Stato usasse i soldi dei contribuenti per fare fuori i contribuenti stessi. Stento ad afferrare il punto dove si fa il bene della Libia in tutto questo. Ah, aspetta: non c’é.
Non bastasse questo, il cammelliere del deserto – come fece Mubarak prima di lui – ha anche tagliato l’informazione: paese rimosso da internet, telefoni scollegati, ingresso negato a tutti i giornalisti. Grazie al cielo l’informazione nel 2011 é come l’acqua tra le rocce.
Dai, facciamo i cattivi: ripensate al discorso di Gaddafi e spostate lo sguardo più a Nord, non notate molte similitudini di ragionamento con un certo suo amico? A parte che, a voler vedere, anche l’Italia é sotto dittatura morbida da venti anni, ma Berlusconi per lo meno é stato più furbo: ha cominciato da subito controllando l’informazione – soprattutto facendo vedere in TV altri tipi di bombe – poi ha silenziosamente cambiato leggi, corrotto giudici, rubate aziende avversarie, tenuto rapporti con mafiosi. In Libia tutti sanno chi sia realmente Gaddafi: eppure quanti italiani, dopo venti anni, credono ancora che Berlusconi sia un brav’uomo che vuole governare il paese ma sia costantemente ostacolato da una disonesta opposizione?
Alla notizia del massacro dei manifestanti in Libia, come con quelli egiziani, l’Europa ha sollevato all’unanimità parole di sdegno verso il crudele dittatore. D’accordo, non hanno fatto nulla in venti anni per intervenire — il che reitera il mio pensiero che i popoli finiscono sempre col salvarsi da soli — ma per lo meno i diplomatici degli Stati cosiddetti democratici hanno fatto il loro lavoro, auspicando introduzione della democrazia in Stati schiacciati dalla dittatura per decenni.
Guardate bene: Stati sotto democrazia augurano la democrazia a Stati sotto la dittatura: sembra quasi avere un senso, vero? Ed indovinate chi é stato l’unico Stato europeo ad avere augurato a Mubarak di rimanere in carica?
“Il governo italiano spera che il presidente Mubarak continui come sempre ha fatto a governare con saggezza e lungimiranza…” ha dichiarato il Ministro degli Esteri italiano Frattini.
Poi, mentre gli altri Stati membri condannavano la mattanza dei manifestanti libici, Berlusconi dichiarava: “Non ho chiamato Gheddafi, mi sembra impegnato e non lo voglio disturbare”. Frase recepita in Europa come: “Quando avrà finito di bombardare i suoi cittadini e avrà ripreso il potere lo chiamerò per chiedergli come sta”.
Infine – ciliegina sulla torta – quando hanno fatto notare a Berlusconi che i dittatori che ammazzano i manifestanti si disturbano eccome e si criticano anche, ecco che Berlusconi finalmente condanna la violenza, seguito a ruota dal – spiace dirlo – fantoccio ministeriale Frattini, quat’ultimo aggiungendo anche: “L’Europa non deve esportare la democrazia. Non sarebbe rispettoso dell’indipendenza del popolo libico”. Eh beh certo, quindi bombardare i cittadini é troppo, ma un po’ di dittatura fa bene: evidentemente é tutto in linea con la politica interna italiana.
Anche i giornali italiani, per quanto alcune eccezioni ci siano sempre, fanno le solite galline del pollaio.
Nel Regno Unito il Ministero degli Esteri ha criticato molto duramente la violenza e proposto durissime sanzioni sulla Libia, ma i giornalisti britannici non ci hanno pensato due volte a criticare a sua volta il Ministero: il Times cartaceo pubblicava ieri a pagina 9 un completo resoconto degli interessi commerciali e militari del Regno Unito in Libia, demandando l’interruzione immediata della fornitura di armi e dei contratti petroliferi della BP (magari molti britannici preferirebbero gelare di freddo che scaldarsi con il sangue dei libici). Cameron ha ripiegato sostenendo che in linea teorica non é ipocrisia auspicare la democrazia e vendere armi, perché anche Stati piccoli che non sono in grado di costruire le proprie armi di difesa hanno il diritto di acquistare armi, ma che la situazione in Libia é andata troppo oltre e servono immediatamente misure severe.
Perché i giornali Italiani non sputtanano Frattini invece di limitarsi a riportare “Frattini dice questo, Frattini dice quello”? Perché non pubblicano un bel tabulato con il resoconto completo delle attività italiane, commerciali e militari, in Libia? Perché tanta paura a rischiare contratti con Stati corrotti e sanguinari? C’é forse paura che l’Italia possa guadagnare consensi in Europa?
Invece le principali preoccupazioni di giornali e politici sembrano (in ordine): la fuga in massa (praticamente certa) verso l’Italia degli immigrati libici alla caduta del regime; la salute degli italiani rimasti bloccati in Libia (gli altri possono morire); il mantenimento dei contratti di favore per l’estrazione del petrolio in Libia.
E poi, altra cosa: come può Frattini dire che l’Europa non deve esportare la propria idea di democrazia? Ma se sono proprio gli Stati del Nord Africa a volere la nostra democrazia (oddio, non la nostra intesa come italiana: quella Europea).
E’ finito il tempo in cui pochi eletti utilizzavano la religione islamica per lobotomizzare i propri cittadini creando il “mostro” dell’occidente: Internet sta aprendo gli occhi al mondo. Questa povera gente, ingannata per anni, si sta svegliando per scoprire che il mostro che ha temuto per decenni ce l’aveva proprio in casa: per questo protestano con tanta rabbia, da un giorno all’altro; altri dittatori ancora cadranno come sono caduti Ben Ali, come Mubarak, e come cadrà presto Gaddafi, che lo vogliano o meno. Verranno tutti mangiati dal fuoco della democrazia; altro che Jihad.
Ho soltanto le mie riserve su Ahmadinejad: quella é una vecchia volpe e sono curioso di vedere cosa fará quando gli andranno a scuotere i cancelli di casa.
Per Berlusconi invece, lasciamo perdere: come dice giustamente l’Economist, i primi ministri italiani dell’era contemporanea ci hanno regalato spettacoli già straordinari: dai processi ad Andreotti per mafia, alla latitanza di Craxi per sfuggire alla galera, ai processi di Berlusconi per corruzione e prostituzione minorile: c’é davvero poco da far pensare che gli italiani siano poveri cittadini bloccati sotto un dittatore; direi che a loro piace proprio cosí.
Osservando gli avvenimenti nei paesi del nord Africa devo dire che sono rimasto stupito. Vedere il coraggio dei manifestanti egiziani, tunisini, libici, iraniani pronti ad affrontare violenze e morte pur di far cambiare le cose mi ha fatto pensare molto. Posso solo immaginare quanta sofferenza e voglia di riscatto ci possa essere dietro questo coraggio di andare contro dittature così feroci.
Per quello che riguarda la tristezza immensa e il panorama desolante che ci offre il governo italiano, che dire, è sempre la solita storia. Vogliamo ricordare che Berlusconi ha invitato il suo “amico” Gheddafi varie volte in Italia e gli ha persino permesso di piantare la sua tenda in mezzo al parco di una villa romana dove, noi cittadini italiani, non possiamo mettere piede? Gheddafi si è fatto dare soldi (tanti) e scuse dal governo italiano, poi arriva in Italia e Silvio lo accoglie accontentandolo in tutto, con la scusa che dipendiamo dal suo aiuto per evitare le partenze dei clandestini (caliamo un velo pietoso). Di certo Berlusconi lo invidia anche un po’. Spesso Silvio considera la democrazia come una bella seccatura… Fortunato Gheddafi che può bombardare i suoi sottoposti che non sanno stare al loro posto… Bisognerebbe cambiare la legge anche in Italia così da permettere al primo ministro di sganciare qualche bomba qua e là quando qualcuno lo infastidisce… secondo me ci ha fatto un pensierino…
Caro Oby,
sto leggendo un libro bellissimo, “Terroni” di Pino Aprile, che racconta quale orribile verita’ si celi dietro l’unificazione d’Italia. Ti riporto un brano di pag 258 che mi pare descriva a puntino la paralisi collettiva dei nostri connazionali ancora residenti in patria. Si parla della IMPOTENZA APPRESA, dandone la seguente definizione ” E’ l’esperienza dei perdenti. Quando sei in una situazione di difficolta’ e cerchi in tutti i modi di uscirne e ogni tentativo si rivela inutile, accetti la condizione, il ruolo di sconfitto xche’ ti convinci che non esista un sistema che ti consenta di prevalere. Apprendi di essere impotente a mutare circostanze per te negative.” Non ti sembra di sentire l’eco di tutti coloro che, scrollando le spalle dicono che nn vanno a votare xche’ tanto sono tutti uguali?
Piero Ricca, uno che certo nn aspetta che nessuno parli x lui, riporta sconfortato di nn poterne + di quelli che passano e gli danno 1 pacca sulle spalle dicendogli “bravo, continua cosi'”. L’abitudine alla delega. Qualcuno fara’.
I libici si meritano tutto il nostro rispetto xche’, pur nn essendo mossi come gli egiziani da impellenti necessita’ di sopravvivenza (il regime li stipendiava comunque, x garantirsi il consenso, e posso dire x esperienza personale avendo lavorato nelle oil companies che i libici venivano pagati meglio dei dipendenti eni) hanno deciso che non ne potevano + e si sono rivoltati.
Nn mi preoccuperei del prode Frattini, noto attaccapanni abbronzato. Nn si piglia sul serio neanche lui. Un risultato xo’ bisogna riconoscerglielo, in Europa ogni sua presa di posizione e’ sempre riuscita a raccogliere l’unanimita’: dei dissensi!