Ci sono periodi nei quali i giornali non sanno veramente che notizie andare a pescare pur di vendere qualche copia. Non é il caso di queste settimane, dove gli eventi di scala internazionale (tutti destinati a finire nei libri di storia) hanno decisamente lasciato sia i giornalisti che gli amici da bar con un vasto ventaglio di argomenti da discutere ed analizzare.
Abbiamo la tragedia giapponese che si sta consumando sotto ai nostri occhi giorno dopo giorno, e le riflessioni che ci fornisce sono tantissime: la prima é che la natura é una forza incredibile e spietata che non guarda in faccia a nessuno.
Sappiamo anche che i giapponesi sono un popolo con un grandissimo spirito di patriottismo e – gli storici contemporanei lo sanno bene – che ha sempre dimostrato di saper uscire dai disastri umani o naturali con un ancora piú forte spirito di progresso. L’Economist stesso, con il tipico spirito d’analisi inglese, dice giustamente che “ove c’é gente che muore ci sará qualcuno che quantificherá il danno in denaro” (infatti l’hanno fatto loro) ed ipotizza anche che questa tragedia potrebbe fornire alla stagnante economia giapponese la spinta di cui aveva tanto bisogno per ripartire: i cittadini spaventati e legati da una tragedia come un immenso terremoto, un’alluvione senza precedenti, ed una minaccia nucleare, non hanno paura a prestare denaro ad un governo al quale si stringono attorno e verso il quale nutrono fiducia (almeno loro); ed un paese da sempre basato sul commercio interno non impiegherá molto tempo a rigenerarsi fino a tornare al punto di partenza, come farebbe il corpo umano con una ferita. Questo é certo almeno quanto il fatto che la cittá di Fukushima verrá ricostruita piú in fretta de L’Aquila (10 mesi soltanto per iniziare le opere di ricostruzione).
Il disastro alla centrale nucleare di Fukushima ha anche riaperto in tutto il mondo il dibattito su come l’energia nucleare possa essere tanto utile quanto pericolosa; questo a mio parere a ragione, dato che parliamo di un’energia sviluppata prima per scopi militari e poi per uso domestico.
Dopo l’incidente in questione Angela Merkel ha provveduto a tempo di record a chiudere sette vecchie centrali, che soltanto pochi mesi prima erano pronta ad estendere la data di pensionamento di altri 10 anni (potere degli indici di gradimento vicino alle elezioni).
A questo si sono accodati gli Stati Europei, e persino l’America, che oramai da tempo stanno virando la mentalitá in fatto di energia verso risorse rinnovabili e meno rischiose. Dico “quasi” perché c’é l’eccezione di un paese in Europa (almeno geograficamente) che, come uscendo dritto dagli anni 70, paventa a spada tratta che il futuro é dell’energia nucleare, che le centrali sono sicurissime, che non c’é motivo di preoccuparsi – piú o meno le stesse cose che si dicevano prima di Chernobyl.
Tutte ció che produce energia é potenzialmente pericoloso, il discorso sarebbe identificare i rischi e concordare sul buon senso nell’accettarli, non nel negarne l’esistenza, altrimenti noi cittadini finiamo con il pensare (malignamente?) che i politici che pubblicizzano il nucleare hanno interessi di altro tipo dietro alla costruzione delle centrali.
Dopotutto un referendum in Italia c’é giá stato, e mi sembrerebbe incredibile partire in quinta con la pianificazione e la costruzione delle centrali senza prima interpellare i cittadini per constatare se hanno cambiato opinione; ma dato che ora il nuovo referendum ci sará (e probabilmente il nucleare passerá), sará divertente capire quale regione italiana vorrá una centrale nucleare vicino a casa, quando per un inceneritore si fermano treni a rivoltano cittá. E poi, con quali soldi esattamente si vogliono costruire queste nuove centrali? E poi, se le prime centrali sbucheranno tra vent’anni, siamo sicuri che tra vent’anni il nucleare sará ancora il futuro? E l’Italia non era un paese ad alto rischio sismico?
Nel Regno Unito ci sono al momento diciannove centrali nucleari attive, e queste producono il 20% dell’elettricitá nazionale; ma la mentalitá generale sta rapidamente cambiando: il parlamento scozzese ha giá messo in chiaro che non verranno costruite nuove centrali nel suo territorio, e si impegna a smantellare le centrali esistenti entro il 2023 per diventare “nuclear-free”. Le cose non vanno diversamente in Galles, dove un progetto per una centrale di nuova generazione é stato rispedito al mittente dall’assemblea governativa, e lo stato costituente ha dichiarato che ogni progetto per nuove centrali verrá rifiutato.
Un sondaggio del 2005 dell’agenzia britannica Deloitte (il piú grande fornitore di servizi professionali al mondo) ha evidenziato che soltanto il 36% dei cittadini britannici é favorevole al nucleare, mentre il 62% vorrebbe che il governo si impegnasse maggiormente a fornire energia prodotta da risorse rinnovabili.
Tutte queste cose spingeranno il governo a rivedere le proprie politiche in fatto di nucleare, e man mano che il tempo passa e nuove tecnologie vengono scoperte, credo sará evidente a tutti che il rinnovabile é il prossimo “passo” nel cammino dell’evoluzione dell’uomo; tutto sta nell’identificare quando questo passaggio sia effettivamente fattibile. Per il momento il governo britannico incentiva i privati a generare la propria elettricitá, ad esempio installando pannelli solari sui tetti delle proprie case (con aiuti statali), ed entro il 2020 si é impegnato a produrre almeno il 15% dell’energia totale tramite fonti rinnovabili.
Per questo saltare ad occhi chiusi sul carro del nucleare senza prima analizzare bene i pro ed i contro mi sembra avventato ed irrazionale – specialmente in un paese che ha la fortuna di avere molto piú sole del Regno Unito.
Sono perfettamente d’accordo con MaXiMo.. ma, assurdo a dirlo, c’è gente -mio professore che si occupa di energia- che stenta a credere che ci possa essere un reale futuro con le rinnovabili. Il fotovoltaico non è realemente economico e non si arriva ad ammortizzare i costi iniziali. A maggior ragione ora che i governi non sembrano poi tanto disposti a concedere incentivi. Poi c’è anche il problema di smaltimento del silicio. L’eolico non dà garanzie. Non c’è prevedibilità di quanto e quando sarà disponibile la materia prima, il vento. Quindi c’è bisogno di centrali di back-up, altrimenti come in Danimarca se non c’è vento devono chiedere alle centrali idroelettriche norvegesi di sopperire alla carenza di energia. L’idroelettrico in Italia non è molto popolare, vedi Vajont, e poi le zone ove è sfruttabile l’hanno quasi tutte utilizzato. Ci sarebbero le biomasse, anche se producono più Co2 delle centrali a carbone e non sono molto popolari in Italia perchè si teme che possano diventare un luogo di smaltimento dei rifiuti. Quindi si teme il rischio diossina, prodotta quando la plastica è bruciata a meno di 900 gradi. Poi, comunque, ci sono altre fonti rinnovabili, vedi geotermico, solare termico, biogas, sfruttamento delle onde, maree..etc. Ma la cosa assurda che nonostante si possano mettere in atto tecnologie per ovviare ad alcuni dei problemi delle rinnovabili c’è chi ritiene il nucleare più sicuro! Dal canto suo, per il mio prof, il nucleare è la risposta ottimale e poi, per lui, le vittime di fukushima non sono poi tante (!), è solo l’effetto dei giornali che porta la gente a essere così catastrofista riguardo al nucleare.
Mi dispiace per lui ma trovo totalemente assurdo costruire centrali, proprio in Italia, per le stesse ragioni espresse da MaXiMo, cioè oggettiva incapacità di garantire una sicura e trasparente gestione delle centrali.
PS. mi scrivi presto? mi manchi 🙂
Se ti manco torna 😛 😛 😛
Scherzo – ti scriveró il prima possibile! Ti manderó una delle mie epistole di quelle che outlook fa fatica ad aprirle perché ci sono talmente tanti caratteri che il pc finisce la ram 😀
appunto, quale regione vorrà la centrale nel suo territorio? peccato però che al nord confiniamo con altri paesi, quindi il rischio zero non è mica garantito. Per esempio il friuli furbamente si allea con la slovenia, quindi centrale potenziata in slovenia, tecnicamente fuori dal territorio regionale, ma a pochi chilometri e supportata dalla mia cara regione, così se saltiamo per aria almeno lo facciamo da amici…
Vabbè,era per dire, credo che in linea di massima il nucleare sia sicuro però è quella linea di massima che non mi convince, in caso di una catastrofe naturale (o errore umano, vedi disastro petrolifero nel golfo del messico) siamo fottuti per decenni, noi e le generazioni future. L’ultima volta che mi ero informata, avevano constatato che il friuli era stato il più colpito in Italia dalle radiazioni di chernobyl e infatti negli ultimi anni aveva il più alto tasso di tumori…Per cui, viva le energie rinnovabili, il vero futuro!
Il problema non è tanto il nucleare, tanto il nucleare IN MANO agli italiani, che si sa benissimo come sono, tramaccioni, poco lungimiranti e che pur di guadagnare dei soldi venderebbero la propria madre e passarebbero sopra dei cadaveri (vedi l’Aquila, come se la ridevano al telefono per i soldi che avrebbero guadagnato con la ricostruzione, con i corpi delle poveri vittime ancora caldi). Figuriamoci se a gente cosi mettiamo in mano una cosa pericolosa come il nucleare!! Non siamo nemmeno in grado di fare la raccolta differenziata, figuriamoci gestire una cosa simile. In ogni caso, io non dell’idea che anche se il referendum passerà, siccome ci vorranno ANNI e ANNI e SOLDI e SOLDI e soprattutto dei luoghi su cui costruire centrali (cosa che non avverrà MAI, non c’è NESSUNA regione/città/paese in Italia che accetterà una centrale nel proprio territorio), non se ne farà nulla, sarà il solito pasticcio all’italiana….speriamo bene!!!!!!
Anche io sono di questo parere. Basti vedere i tempi che l’Italia si prende per adeguarsi a basilari normative europee (la direttiva mifid per fare un esempio su tutte), quindi calcolare l’ipotetico ingigantimento dei tempi di sviluppo di una cosa che é stimata alla nascita in circa 20 anni, ed ecco che alla fioritura della prima centrale nucleare in Italia negli altri paesi saranno stanchi di avere le centrali ad antimateria.
La questione è spinosa per l’Italia, abbiamo avuto un referendum, siamo un paese a alto rischio sismico con scarse attitudini nella prevenzione dei disastri (di qualsiasi genere) ma nel contempo siamo poveri di materie prime. Personalmente ritengo che abbiamo perso il treno del nucleare da tempo, molto meglio porci sulla frontiera delle energie rinnovabili diventando i leader nel settore (nel contempo creiamo posti di lavoro, altro fattore dove siamo scarsissimi) piuttosto di creare un buco nero aspira risorse tipicamente italico per creare consenso ed elargire soldi a pioggia. Perchè la realtà è proprio questa, il governo ha bisogno di un pozzo senza fondo per gettare soldi a favore dei propri amici poi se tutte le regioni (comprese quelle comandate dall’attuale maggioranza) mettono i bastoni tra le ruote, pace, saranno stati spesi migliardi di euro in consulenze, gruppi di studio, cosigli di amministrazione, pubblicità a favore del nucleare ecc.
Come ha giá detto Matthias piú sopra, la tua analisi é precisa e tristemente vera. L’unica speranza é che tra 20 anni gli italiani siano cambiati e risvegliati dal torpore della disonestá e del familiarismo. Anche se probabilmente ci sará ancora Berlusconi come primo ministro 😀 😀