Per qualche motivo che ancora non ho capito, l’erba del vicino é sempre più verde. Quel che ho capito é che di conseguenza il vicino sta antipatico da morire.
Infatti, persino a livello privato, la persona che abita accanto a noi é inevitabilmente quella che ci detesta o che detestiamo, o almeno con la quale abbiamo avuto acerbe discussioni.
A livello nazionale la cosa si fa più grande, perché lo Stato accanto al nostro é sempre quello col quale abbiamo avuto discussioni politiche, incidenti diplomatici, sui quali abbiamo sparato un colpo o due ed altrettanti ne abbiamo ricevuti.
A volte questi rapporti decadono fino a toccare il fondo e lì restano a riposare per anni ed anni: generazioni si susseguono stanche ed imperterrite fino a lasciare figli dei figli che detestano gli Stati vicini senza nemmeno sapere perché così sia.
Così, nei rapporti personali come nei rapporti nazionali, se si vuole salvare una relazione bloccata in inamovibili ideologie, una delle due parti deve fare lo sforzo di tendere una mano e l’altra parte stringerla.
Un eccellente esempio di mano tesa é stata la visita di Stato della Regina Elisabetta in Irlanda, avvenuta questa settimana: una visita molto difficile, poiché, come appena detto, i due paesi covano rancori che risalgono al 1100 e che sono stati bilateralmente lasciati ad affondare fino ad oggi; già il fatto che la Regina sia stata il primo monarca britannico a visitare l’Irlanda dal 1921 (per l’appunto l’anno della loro indipendenza) la dice lunga.
La povera (??) Elisabetta si é dovuta trovare a fronteggiare inevitabili sorprese sgradite: una bomba piazzata da dissidenti repubblicani é stata trovata su di un autobus un giorno prima della sua visita, manifestazioni di protesta non sono mancate, ed in generale non é che gli Irlandesi apprezzino molto i monarchi, specialmente quelli rossi e blu.
Perché fare lo sforzo, dunque?
Quello che la Regina sperava di ottenere era da un lato il definitivo abbandono di ogni simpatia da parte degli irlandesi verso gruppi terroristici come l‘IRA (che tecnicamente non dovrebbe più esistere, ma in realtá esiste ancora), e dall’altro dare una spinta ai rapporti commerciali con il Regno Unito; questo specialmente per far fruttare un recente prestito di €3.8 miliardi per stabilizzare l’economia irlandese (prestito che, tra le altre cose, scadrà ben oltre il termine di mandato dell’attuale governo britannico – a buon intenditor..).
Il tentativo é stato lodevole.
Le cose che però al sottoscritto sembrano avere poco senso sono i gesti simbolici che un rappresentante delle istituzioni deve compiere per portare i cittadini delle nazioni in causa a cambiare i sentimenti verso altri paesi. Nel corso del suo viaggio, la regina ha deposto una corona in memoria dei soldati irlandesi caduti combattendo per l’indipendenza dell’Irlanda; poi ne ha deposta un’altra in memoria dei soldati irlandesi che hanno combattuto nell’esercito britannico. Nessuno ha fatto notare che i secondi hanno combattuto i primi.
Inoltre la Regina si é certamente badata dal deporre una corona sulla tomba degli esponenti dell’IRA – eh, perché quelli sono terroristi; nessuno ha fatto notare che combattono per gli stessi motivi per cui sono morti i soldati sui quali ha deposto la prima corona (anche se effettivamente sarebbe stato altrettanto incoerente deporla: lei é la prima persona che l’IRA vorrebbe fare fuori).
Insomma, questi sono i balletti diplomatici che rivelano le falle di una psicologia umana che nutre le proprie sicurezze attorno a linee immaginarie disegnate su di una mappa. In questo senso non ci sarà mai un’uscita: in condizioni di benessere persone fisicamente vicine tendono ad andare meno d’accordo (alcuni collegano l’inversa proporzionalità della durata dei matrimoni con l’aumento del benessere domestico). A volte per ravvicinare le persone c’é bisogno di una minaccia collettiva che venga da lontano, magari anche posticcia – in questo caso ne sa qualcosa il partito politico italiano della Lega Nord, che attorno a questo meccanismo ci ha fatto venti anni di successi – ma questo non é sempre facile, specialmente ove la gente é istruita ed informata, e semplicemente si rifiuta di andare d’accordo. Molti Irlandesi hanno accettato trent’anni di attentati fuori dalla porta di casa per il fatto che chi saltava per aria erano britannici e non irlandesi. I britannici ci hanno messo cent’anni a chiedere scusa agli irlandesi per avere rifiutato l’indipendenza.
Quindi ne resta un quadro un po’ tetro e deprimente. Certo i rapporti tra Regno Unito ed Irlanda si sono rafforzati: i primi lentamente dimenticano i rancori del passato, i secondi aiutano i primi ad uscire dalla crisi guardando con ansia a nuovi futuri scambi commerciali; il peggio é nel passato, e abbiamo molti motivi per rasserenarci. Ma la speranza é sempre che un giorno, invece di trovarsi nelle piazze a bruciare bandiere, la gente possa cominciare a farlo con qualcosa di molto più soddisfacente: le mappe politiche.
Credo che per riunire veramente UK ed Eire serva molto più di questo… certo, da qualche parte bisogna pur cominciare!
Tuttavia non sono d’accordo con la tua analisi sulle somiglianze tra i soldati irlandesi e gli esponenti dell’IRA. Il fine può pur essere lo stesso, ma i mezzi no.
Eh, che dire Paolo, capisco il tuo punto di vista. A me altera come il termine “eroe” e “terrorista” sia fluttuale in base al periodo storico in cui lo si pone: I soldati che hanno combattuto per l’indipendenza dell’Irlanda all’epoca erano visti dal Regno Unito come terroristi (si chiamavano pure IRA! Oggi li chiamano ‘old IRA’ per distinguerli dal ‘new IRA’). Metti caso che tra 100 anni l’Irlanda del Nord torna davvero all’Irlanda, e il monarca britannico di turno va a visitare l’Irlanda. Non so te, ma io ho la sensazione che i caduti dell’IRA (attuale) la corona se la prenderebbero.
La storia serve per imparare dagli errori, ma a volte viene usata per non dimenticare i torti.. E quindi l’odio ci mette molto di più a scemare.