Perché? …boh.
Il motivo é che una mattina di Novembre londinese (con i suoi nove gradi centigradi) vengo approcciato dalla mia granitica capa che con il pugno sulla scrivania mi apostrofa: “Come ti permetti di avere ancora due settimane di ferie residue da consumare a Novembre?! Vai subito in vacanza!”. La adoro quando fa cosí.
Indeciso sul dove andare guardo il mappamondo e mi dico: “Allora, voglio andare in una nazione a me inedita, in cui faccia caldo, in cui costi poco la vita, ed in cui ci sia il Taj Mahal“. Dopo attento vaglio di tutte le nazioni che corrispondono a questi requisiti ho infine deciso per l’India.
Vi risparmieró la trafila della caccia al biglietto piú economico (=“British Airways vuole £670 mentre Oman Air solo £390, peró con la seconda faccio scalo nel Golfo e non é garantito che riparto con entrambi i reni. Ok va bene Oman Air”), visto turistico (=“documenti, fotografie, bollettini, certo che questo consolato appena ci entri é come essere giá in India…”), dell’assicurazione di viaggio (=“questa copre apoplettica morte, cancellazione volo, calamitá naturale, rivolta civile ed invasione aliena, puó andare?”), dei vaccini (=“epatite: check. Poliomerite: check. Tifo: check. What about Ebola?”), delle medicine (=“antimalarici, antidiarroici, antipiretici, antigravidanza, whoops that’s a bit too much”) e passiamo invece al piatto forte: l’esperienza in sé.
Delhi: Delhi é un casino assoluto, una via di mezzo tra Napoli e le Paludi Morte del Signore degli Anelli: caotica, rumorosa ed inquinata; straccioni moribondi e truffatori disposti come aquile ad ogni angolo aspettano soltanto di avvistare qualcosa che rassomigli vagamente ad un turista per attaccarlo con le loro tecniche specializzate (alcune donne sguinzagliano orde di bambini che vi supplicheranno tirandovi per le maniche [ma voi provate a far sventolare una moneta e chiamerete a raduno i barboni di mezza Delhi tipo piccioni al parco…] alcuni giovani vi approcciano fingendovi di aiutarvi salvo poi darvi false indicazioni per farvi entrare nell’ufficio dei loro “amici”); ci sono cani randagi ad ogni angolo che aspettano solo di essere importunati per potervi passarvi con gioia la rabbia, e tutta la cittá in generale é coperta da un persistente odore di orina; Insomma l’unico pilastro di certezza sono le vacche: si fanno i fatti loro e non vi rompono mai le scatole.
Agra: Agra é stata molto diversa. E’ una piccola cittá quindi i turisti ci vanno per visitare il Taj Mahal ed immediatamente se ne vanno a fanculo altrove; tuttavia dato che avevo un giorno extra ho assunto un guidatore locale per mostrarmi la vita “off the beaten track” ed… é stato abbastanza shockante. La vita fuori cittá é molto dura e la gente fa tutto per strada: si tagliano i capelli per strada, mangiano per strada, persino si lavano per strada… ma di sicuro sembravano felici. Alla mia vista impazzivano letteralmente di gioia: grandi saluti, curiositá attorno all’auto per vedermi da vicino, tutti che volevano stringermi la mano (fa niente se avevano appena finito di pisciare per strada…), grandi sorrisi e nessuno mi ha mai chiesto denaro. I bambini in particolare mi adoravano e quando ho dato loro le barrette di avena che avevo portato da Londra é stato come se avessi dato loro i pezzi di un’astronave. L’altra cosa bella di Agra é che ho soggiornato a casa del buon Colonnello Lamba e sua moglie (qua il loro sito, in caso capitaste ad Agra); una sera é saltata la corrente (un evento piuttosto comune a quanto mi dicono) e mi hanno invitato a bere il the con loro, e mi hanno raccontato storie di vita in India: come acchiappare serpenti velenosi, come portare i bufali a fare il bagno nel fiume, come fosse lavorare nell’esercito Indiano al tempo della seconda guerra mondiale, e cosí via. E’ stato davvero unico, ed interessante.
Purtroppo ad Agra sono anche stato male. E’ stato piuttosto brutto (ho avuto il tris completo: diarrea, vomito e febbre – olé). La cosa peggiore é che é successo proprio poche ore prima di prendere un treno delle 5.10 per Jaipur (un viaggio di quattro ore e mezza…), ero uno zombie, ma non ho avuto scelta quindi mi sono costretto a scendere dal letto… sono arrivato all’hotel di Jaipur disidratato e moribondo (praticamente sembravo giá un locale), ma fortunatamente avevo portato una farmacia ambulante con me e mi sono ripreso in fretta… dopo un giorno chiuso in camera per riposarmi. E’ sempre orribile quando stai male in un posto che non riconosci come casa.
Jaipur: Jaipur é davvero una bella cittá (e credo anche piú ricca, dato che ho visto pochi mendicanti, un solo truffatore, nessun moribondo accasciato per strada, etc). Ho fatto amicizia con un guidatore di rickshaw di 22 anni che mi ha mostrato la cittá (é una di quelle persone che non ha mai lasciato la sua cittá ma da come parla ti dá l’impressione che abbia visto il mondo). A Jaipur finalmente ho iniziato a godermela. Abbiamo visitato fortezze, fatto shopping al bazaar, dato da mangiare a scimmie al tempio, importunato l’elefante tirandogli la proboscide, visto incantatori di serpenti, scambiato parole con i monaci del tempio. Questo é sicuramente piú vicino a quello che mi aspettavo di trovare in India. Le persone stesse sono piú aperte e amichevoli, e quando ti parlando puoi anche non dare per scontato che finiranno per mandarti in qualche negozio o chiederti dei soldi: nella maggior parte dei casi sono solamente curiosi di sapere da dove vieni, vogliono parlare in inglese, o vogliono una foto con te.
Al ritorno verso Delhi il treno é rimasto bloccato per tre ore nel buio piú totale, nel mezzo della campagna indiana, per avere messo sotto una vacca (…welcome to Incredible India…).
Questo viaggio ancora una volta é un’esperienza. Metterci Londra alla partenza ed all’arrivo aggiunge quel “salto” che mi fará cambiare come persona. Ad esempio non saprei cosa pensare oggi di quei barboni all’uscita della tube: hanno tutte e due le braccia, tutte e due le gambe, sono in buona salute, spesso hanno anche il lusso di essere sovrappeso, peró ti mandano a fanculo se regali loro una barretta di cereali perché loro volevano una birra, o meglio ancora dei soldi (n.b. per comprarsi una birra). Forse hanno bisogno di qualche settimana nel circondariale di Agra per ritrovare l’allegria. E che dire dei giovani che hanno partecipato ai riots per noia? E dei fat-cats che creano bolle finanziarie sulle spalle dei cittadini per infilarsi in tasca il bonus milionario? Diciamo che forse ci sarebbe bisogno di un po’ piú di India per tutti. Ma questo non per guardare in faccia la povertá. Per imparare ad essere felici di quel che si ha. Guardando la nostra societá sembra ci siamo immessi in una scalata consumistica senza fine: piú si ha e piú si vuole. La guerra all’ultimo iphone, all’ultimo ipad… in realtá abbiamo il 200% di quello che ci serve, il 99% di quello che vogliamo. Abbiamo tutto, eppur raramente a Londra ho visto persone per strada sorridere come ne ho viste in India.
La cosa piú bella da imparare é comunque che, per quanto lontano puoi viaggiare, trovi sempre brave persone, esseri umani che ti riconoscono come un essere umano, che provano le tue stesse emozioni, con le quali chiacchieri e ridi fino a dimenticarti che sei lontano da casa. In fondo, il mondo é fatto dalle persone, e sono le persone che fanno di questo mondo un bel posto.
Eh sí, lo so — volete le foto. Eccole.
Delhi – https://www.facebook.com/media/set/?set=a.10150482709201929.430788.611931928&type=1&l=d4c7330c7f
Agra – https://www.facebook.com/media/set/?set=a.10150490390421929.431682.611931928&type=1&l=3a9b2c6930
Jaipur – https://www.facebook.com/media/set/?set=a.10150499180571929.432774.611931928&type=1&l=0fc6e3d0a4
Peace.
bellissimo racconto, grazie! a parte il commento sugli scarafaggi…
ma quando hanno fermato il treno hai esclamato “c’è una mucca sui binari”?
No il treno ha frenato di colpo ed io ho domandato: “che cazzo é successo ora” e l’indiano sconvolto dal terribile incidente mi dice “abbiamo investito una vacca”, ed il commento piú appropriato che mi é venuto é stato “porca vacca”.
Ti invidio. Ti invidio perché sei stato li’, sei stato inondato da colori, profumi, odori, sorrisi ed occhi che io amo, dalla prima volta che mi hanno pervaso. Amo l’India di un amore viscerale, appassionato e tenero al contempo. La natura lussureggiante, gli esseri umani che la abitano, gli animali che la popolano. E quella voglia, gioia di vivere che ho raramente incontrato altrove.
Ma sopratutto gli occhi degli Indiani, occhi di una profondità senza fine che trasmettono, in un solo sguardo tutta la vita che hanno visto e vissuto, che siano occhi di un bambino o di un vecchio, di un ricco o di un povero.
Sono d’accordo con te che è un’esperienza vivamente consigliata a tutti gli Occidentali (e sono conscia che ci sono paesi ancora più poveri dell’India eh, e parliamo di Delhi, Agra, Jaipur, tre città relativamente “ricche” e turistiche… andassimo a Calcutta, o nelle campagne del Bihar, sarebbe ancora diverso).
A me l’India ha sempre dato tanto ed ogni volta che penso ai momenti trascorsi li’, automaticamente mi scorre davanti agli occhi un film di Satyajit Ray, e se lo confronto con la realtà, poco è cambiato nelle campagne indiane. Ed è per questo che la amo e che ci torno appena posso.
Il solo scrivere e pensare a quel paese mi mette i brividi e mi commuove !
Sono felice che tu abbia fatto questo viaggio e che ne sia tornato entusiasta ed affascinato…
quindi non sei andato ad Amritsar, nel Punjab ?
buone cose,
Tom
Il mondo in sé é un posto meraviglioso ed incredibile, a me affascina sempre come due diversi posti, vicini o lontani che siano, possano essere incredibilmente differenti e le persone vivere stili di vita diametralmente opposti, eppure al contempo avere quella passione per la vita che lega tutti gli esseri umani.
L’India é una nazione molto particolare, ed é particolarmente vero che contiene realtá molto diverse tra loro (forse perché e cosí grande, e cosí vecchia), sarebbe stupendo prendersi un paio di mesi per girarsela tutta.. e purtroppo io con le mie due minuscole settimane sono riuscito soltante a fare il “golden triangle” Delhi-Agra-Jaipur.. comunque sono contento per quello che ho visto. Un’altra grande lezione di vita imparata.
Comunque post molto interessanti! ne voglio altri!(sull’india, scrivere!)
Le foto mi avevano fatto la stessa impressione, mi davano una sensazione di Italia diversi decenni fa(ma forse un pò peggio)
Non ho mai capito in cosa consiste il rischio di vomito,diarrea etc.. in questi paesi: che gli fanno al cibo e all’acqua? Se per sbaglio bevo acqua di fiume non mi succede una cosa simile. Forse batteri diversi e si digerisce male?
Dunque, non sono medico ma credo che il fatto sia che viaggiando “fuori casa” (India o non India) é inevitabile che incontri una serie di batteri e virus “nuovi” che sono sconosciuti al tuo corpo, il quale sentendosi attaccato cerca di liberarsene facendoti venire la diarrea o il vomito o la febbre. Ci vuole un po’ di tempo perché il tuo corpo si adegui. I locali ovviamente hanno immunitá dalla nascita 🙂
ma quindi dovrebbe succedere anche agli indiani che vengono in europa?
devo chiedere al mio flatmate cinese, se torna dalla cina.
Bella domanda! Non lo so. Secondo me i casi sono due:
1) Stanno male
2) Non stanno male perché le nostre condizioni igieniche sono migliori (cloro nell’acqua etc)
Secondo me sono entrambi plausibili… davvero sarebbe interessante chiedere a qualche turista asiatico in Europa.
A naso comunque mi sembra che tutti i siti internet mettano in guarda l’occidente che va ad oriente, non viceversa. Ma forse perché i siti che leggo sono in inglese 🙂
Mamma mia che invidia.. Ora vado a dare un occhiata alle foto.
e bellissimo post, come sempre 😉
Io credo che non ci potrò andare mai in India (nè in posti del genere). Ho troppa paura degli insetti 🙁
Non ti dico che begli scarafaggi giganti ho incontrato nella mia stanza, sembravano quasi fermacarte.
fotine stupende come sempre!!